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Vi racconto come si è mosso Macron nelle legislative in Francia

Emanuell Macron

“L’elezione del presidente della Repubblica sta divorando le politiche”. Cosi l’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin commentava recentemente la dinamiche delle legislative in Francia. La République En Marche, il partito creato dal neo presidente Emmanuel Macron, si sta affermando in molti collegi elettorali.

In poche settimane, il partito ha avviato la selezione dei candidati su basi curriculare, presentando una serie di facce nuove sul territorio. I partiti tradizionali, LesRépublicains a destra e il partito socialista a sinistra, sembrano ormai debolissime controfigure.

LA DESTRA I E SOCIALISTI RIDOTTI A FIGURANTI

La dinamica dell’elezione presidenziale aveva già mandato in soffitta il partito socialista, con un’emorragia di dirigenti traslata verso il candidato centrista. La nomina di Edouard Philippe a capo del governo, con l’insieme dei dicasteri economici affidati a politici di destra, ha rappresentato la seconda fase dell’operazione di conquista politica, quella dell’Opa su gran parte della destra.

Anche la decisione di riaprire le discussioni sulla riforma del mercato del lavoro ha dato un altro colpo ai Republicains, visto che questo tema era da decenni parte del Dna della destra. Destabilizzati dalle presenze significative al governo, i politici di destra rimangono poi senza voce tanto il programma lanciato dalla presidenza riprende idee che non possono criticare.

UN MESE DI PRESIDENZA INECCEPIBILE

Bisogna costatare che il primo mese di presidenza Macron è stato ineccepibile. Il presidente si è subito distinto per un utilizzo della carica consono alla sua sacralità. Nonostante si serva puntualmente delle occasioni fornite dall’agenda presidenziale per apparire e parlare in pubblico, Macron presta molta attenzione a rimanere sull’altare presidenziale e a non ripetere gli errori commessi in passato sia da Hollande sia da Sarkozy, i quali apparivano troppo dozzinali sia in termini morali che di frequentazioni vip.

Piccoli dettagli, come la decisione di festeggiare la sua vittoria di fronte alla piramide del Louvre, hanno delineato la ricercatezza nell’attenzione all’immagine. Macron si è recato nella base militare di Gao in Mali per esprimere il suo sostegno alle truppe, in puro stile presidenziale americano; ha colto il pretesto della visita ai cantieri navali di Saint Nazaire per chiedere una revisione dell’accordo con Fincantieri e apparire come il paladino della difesa dell’interesse industriale francese.

Ovvio che questa mossa abbia suscitato parecchio risentimento in Italia, perché ha riaperto una partita che sembrava già chiusa, ma Macron prosegue sulla sua strada elettorale dove ogni operazione è propedeutica alla conquista di ulteriori consensi.

Altro esempio, la decisione presa da Donald Trump di uscire dagli accordi di Parigi sull’ambiente ha suscitato un’importante reazione negativa mondiale. Macron ha colto la palla al volo con il tweet “Make Our Planet Great Again” diventato virale. Infine, il presidente non ha trascurato di essere presente alle finali della Coppa di Francia di calcio e del campionato di rugby, coltivando l’immagine di un presidente giovane e amante degli sport popolari.

UN PAESE CHE SI COMPATTA INTORNO ALLA PRESIDENZA

Di fronte a questo impeccabile percorso, il Paese si sta compattando intorno alla presidenza della Repubblica. La vittoria elettorale è stata un incredibile colpo politico, ma quest’operazione ha cambiato il panorama. Le ragioni del disagio che aveva nutrito l’estrema destra e l’estrema sinistra sono ancora presenti. Ma la maggioranza dei Francesi appare stanca delle opposizioni osservate nella lunga campagna elettorale, durata almeno un anno includendo le primarie e caratterizzata da colpi di scena, opposizioni violente e minacce di destabilizzazione con programmi che mettevano a rischio la stabilità europea.

L’elettorato vuole voltare pagina. Emmanuel Macron ha vinto le presidenziali in modo brillante e esiste ormai un sentimento diffuso volto a sostenerlo dotandolo di mezzi politici atti a governare. Per questo motivo si è imposto lo scenario di una larga vittoria del partito “La République En Marche” alle politiche.

Subito dopo l’elezione di Emmanuel Macron molti analizzavano la situazione guardando alle passato e affermando l’impossibilità che un esercito di candidati sconosciuti potesse affermarsi nelle urne fino al punto di ottenere la maggioranza assoluta. Si ragionava anche sulle possibilità di maggioranze allargate ai socialisti o ai “républicains” nell’ambito di coalizioni oppure di maggioranze di scopo per votare alcune leggi.

Questi scenari sembrano ormai archiviati, tant’è grande la solidificazione del consenso intorno al presidente che dovrebbe sfociare nella maggioranza assoluta all’Assemblea superando, anche di gran lunga, il traguardo dei 288 eletti. Anche se la legge elettorale maggioritaria francese crea un forte collegamento fra l’eletto e il suo territorio, non essendo previste liste nazionali, la slavina macronista è tale che molti francesi si accingono a votare il “partito del presidente” e ad eleggere un’intera classe di candidati pressoché sconosciuti.

Questa operazione rinforzerà il mandato del presidente che dovrà d’altro canto consegnare risultati. Il rinnovo inedito della classe parlamentare francese creerà delle complicazioni, senza dubbio, il che rafforzerà ulteriormente il potere della Presidenza della Repubblica sia come centro decisionale ma anche come expertise tecnica, essendo supportato da tecnici al governo.

È dai tempi del Gollismo trionfante, alla fine degli anni 1950, che la Francia non appariva cosi politicamente compatta, una Francia che potrà quindi lanciare una sfida ai partner europei, chiamati a rispondere alle spinte riformiste parigine.

(Articolo tratto da http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3991)



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