“L’eredità non diventa possesso interiore se non c’è stato l’esercizio di riguadagnarsela. Io ho capito qual è il mio debito quando ho realizzato che nella mia famiglia sono il primo che ha conosciuto pace e libertà. Se allora l’eredità si chiama pace, il progetto più grande si chiama Europa: è il mio modo civile di esercitare la riconoscenza nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto”. Queste le parole pronunciate dal ministro degli Esteri Angelino Alfano durante la presentazione a Roma dell’edizione 2017 del Meeting per l’amicizia tra i popoli, il tradizionale evento organizzato a Rimini da Comunione e Liberazione, che si è svolta giovedì 22 giugno presso la Pinacoteca del Tesoriere, in piazza San Luigi dei Francesi a Roma.
LE PAROLE DEL MINISTRO DEGLI ESTERI ANGELINO ALFANO
“Credo che per ogni cristiano l’esercizio costante a cui richiama Papa Francesco sia molto faticoso”, ha continuato Alfano. “Ti impone la fatica di tornare al messaggio originario di Cristo, che diventa esplosivo quando ci si occupa dell’asse tra nord e sud del mondo. Spesso il Papa è stato frainteso perché è apparso indulgente, mentre invece è molto severo. E per me è stato molto di conforto quando sono stato attaccato sui temi dell’accoglienza”.
Considerando inoltre che “l’Italia è stata finora un Paese sia solidale che sicuro – ha continuato l’attuale titolare della Farnesina – abbiamo dimostrato che si può coniugare solidarietà e sicurezza, in un mondo in cui purtroppo il rischio zero non esiste”. Ma “se noi non ci occuperemo di Africa parleremo vanamente, per questo dovrà essere il futuro tema centrale dell’Europa. Il vero nuovo Checkpoint Charlie dell’era moderna è Lampedusa”.
GLI ARGOMENTI CHE VERRANNO AFFRONTATI
Eredità è anche il tema centrale di questa trentottesima edizione del Meeting di Rimini, che si svolgerà da domenica 20 a sabato 26 agosto, e il cui titolo è tratto dal Faust di Goethe: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. L’accento è quindi posto “sul bisogno di riappropriarsi di quello che ci è stato lasciato in eredità”, ha sottolineato la presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri (nella foto), in apertura del convegno che ha visto anche gli interventi del direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro e dello scrittore Eraldo Affinati. Sul riappropriarsi cioè di valori, di una storia e di un’eredità che è quella del popolo di CL, ma che è anche “l’eredità occidentale”, e la sua declinazione rispetto ai grandi temi dell’attualità, come il rapporto tra immigrazione e tradizione, tra identità e dialogo.
O su questioni come l’evoluzione tecnologica, internet, il lavoro, i giovani: tutti argomenti che verranno affrontati nel corso della manifestazione. Assieme a Mediterraneo, Europa, convivenza, istruzione. E ancora: giustizia riparativa, welfare aziendale, industria 4.0, lavoro e persona, i cambiamenti della medicina. E la crisi come cambiamento d’epoca, il nichilismo e il jihadismo, il crollo delle democrazie. Il tutto con la volontà, ha aggiunto Guarnieri, di “favorire un dialogo senza barriere” e di “lanciare messaggi costruttivi, mettendo in relazione mondi diversi”, e “scommettendo sul fatto che la consapevolezza dell’identità apre all’altro, alle nuove sfide, alle questioni drammatiche che abbiamo di fronte”.
IL PROGRAMMA DELLA KERMESSE E CHI SARANNO GLI OSPITI
L’edizione del 2017 verrà aperta dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dopo che l’anno scorso era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a chiudere l’evento, al seguito di giornate segnate dalle cronache del terremoto di Amatrice e Accumoli. Martedì 22 invece l’incontro di presentazione del tema vedrà l’intervento di mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mentre la giornata conclusiva sarà caratterizzata dalla presenza del segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin.
Che si sommeranno ai numerosi ospiti, pronti ad animare le 120 conferenze della kermesse: dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, dai ministri Fedeli, Poletti e Calenda ai sindaci di Aleppo, Parigi, Tel Aviv e Damasco. Poi Gherardo Colombo, Enrico Letta, Vincenzo Boccia, Annamaria Furlan, Ignazio Visco. E l’inviato UE per la libertà religiosa Ján Figel’, l’intellettuale francese Olivier Roy, il rabbino David Rosen, il libanese musulmano Mohammad Sammak, il rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite Nassir Abdulaziz Al-Nasser. E a fare da sfondo, come ogni anno, le mostre, gli spettacoli (domenica 20 si comincerà con la Madama Butterfly di Puccini, eseguita con la China National Opera House e oltre 170 persone in scena) e le manifestazioni sportive (tutto elencato nel sito www.meetingrimini.org).
L’INTERVISTA DI DON CARRÓN A CRUX
Eredità, quindi, e libertà. Temi centrali del Meeting di Rimini, ma anche della lunga intervista che la guida di CL Julián Carrón ha rilasciato mercoledì 21 giugno ai vaticanisti del quotidiano cattolico americano Crux John Allen e Ines San Martin. “Se non pensiamo che Francesco sia la cura è perché non capiamo la malattia“, ha affermato Carrón nel colloquio. Dove in seguito ha toccato numerosi temi, dal cammino di CL alle tematiche sociali come il terrorismo, le migrazioni, il dialogo tra le religioni, il rapporto della Chiesa con i divorziati risposati e con il mondo Lgbt. Senza dimenticarsi della relazione di Francesco con Benedetto XVI, argomento di discussione sempre vivo. O della questione, molto dibattuta negli Stati Uniti, della cosiddetta Benedict option (qui la seconda parte dell’intervista).
“A volte non capiamo certi gesti del Papa perché non capiamo fino in fondo le implicazioni di ciò che egli definisce un cambiamento di epoca”, ha proseguito Carrón. Mentre “se cominceremo davvero a prendere sul serio il problema dell’immigrazione, il problema della povertà, le difficoltà di moltissime persone ferite, sole, bisognose di misericordia, ciò porterà a un certo clima sociale, e allora vedremo le conseguenze, in un modo che nemmeno immaginiamo”. Aggiungendo: “Francesco a mio parere è la radicalizzazione di Benedetto. Dice le stesse cose, ma in una forma che raggiunge chiunque semplicemente attraverso i gesti, senza per questo ridurre in alcun modo la profondità”.