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Come i democrat filo Gentiloni seguono le evoluzioni del Pd romano

Paolo Gentiloni

Tra le indomabili frenesie di Matteo Renzi, le fibrillazioni di una maggioranza spesso indisciplinata e le esigenze di governo di un Paese sempre sull’orlo di una crisi di nervi, è difficile pensare che Paolo Gentiloni abbia davvero il tempo (o, forse, la voglia) di pensarci. Eppure chi ha parlato con il presidente del Consiglio o lo è andato a trovare negli ultimi tempi a Palazzo Chigi, pare non abbia potuto fare a meno di notare, ancora una volta, l’intensità del suo legame e del suo attaccamento a Roma, la città in cui è nato e in cui è cresciuto anche politicamente parlando. E nella quale un giorno, chissà, potrebbe tornare a lavorare: da sindaco? Qualcuno nel Pd capitolino ci pensa.

Il congresso cittadino del Pd prenderà il via il 25 giugno e vedrà concorrere quattro candidati: Valeria Baglio, Andrea Casu, Livio Ricciardelli e Andrea Santoro. Ma la situazione appare tutt’altro che serena, con un gioco di veti e di contro-veti incrociati che arriva a chiamare in causa direttamente i vertici del Partito. Non Gentiloni però, il quale – come del resto è ovvio – è al cento per cento impegnato a garantire una navigazione sicura al suo esecutivo.

Tuttavia, i suoi più stretti collaboratori hanno cominciato – o, meglio, ripreso – a muoversi anche in modo piuttosto deciso su Roma, pur non avendo ufficialmente assunto una posizione precisa sui quattro candidati alla segreteria (ma ci sarà tempo fino al 25 giugno). A testimonianza del fatto che un interesse, pure rilevante, esiste. E’ il caso soprattutto dell’esponente Dem Tobia Zevi, nello staff di Gentiloni prima alla Farnesina e adesso a Palazzo Chigi, che ha organizzato per domani sera nella Capitale, a piazza Cavour, una manifestazione dal titolo “Roma! Città Aperta!” (qui il testo del suo manifesto per un nuovo riformismo romano). Quattro argomenti chiave – sostenibilità, cultura e turismo, innovazione e lavoro – e l’obiettivo dichiarato di tornare a parlare alla città e a produrre idee utili per il suo futuro. Il tutto all’insegna di una partecipazione ampia – aperta alle forze economiche e sociali – e non limitata solo alle correnti. In pieno stile gentiloniano, verrebbe da dire. Tra gli altri ci saranno il costruttore Nicolò Rebecchini, il radicale Riccardo Magi, gli ex assessori della giunta Marino Giovanni Caudo e Marta Leonori. E pure l’ex ministro di Enrico Letta, Massimo Bray, uomo simbolo della sinistra romana e oggi presidente della Treccani. Perché oggi l’unica priorità è il governo, ma domani chissà.

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