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Perché la Gran Bretagna è smarrita

Erdogan, Gran Bretagna, sentenza, donna, ottaviani

Darren Osborne ha 47 anni, una vita passata nei quartieri operai di Cardiff e adesso quasi in stato di indigenza. Ha cercato di fare una strage davanti alla moschea di Finsbury Park, a Londra, a un anno esatto dall’assassinio di Jo Cox, parlamentare laburista, fiera oppositrice della Brexit. Il killer della deputata, Thomas Mair, era un simpatizzante dei movimenti neonazisti. Nessuno dei due esecutori quindi era coordinato da una regia esperta. Quella che potrebbe essere una buona notizia per tutti, è pessima per la Gran Bretagna, perché dopo anni di lezioni morali, a rappresentare l’esempio di integrazione perfetta, con un atteggiamento da prima della classe, che non ci ha mai risparmiato, nel giro di pochi mesi si è scoperta fragile politicamente e imperfetta, come molti di quei Paesi europei ai quali ha sempre guardato da un gradino più alto.

Deve essere anche per questo motivo che, ieri, il primo ministro Theresa May, uscito moralmente sconfitto dalle elezioni dell’8 giugno, ha pronunciato l’unico discorso realmente degno di nota da quando ha preso il potere quasi un anni fa, quando il premier uscente, David Cameron, fu costretto a rassegnare le dimissioni dopo che il popolo inglese aveva scelto di lasciare l’Unione Europea.

L’immagine è quella di una Gran Bretagna che non riconosce più se stessa, ma che, anche in questa situazione, sta finendo, involontariamente, per dare degli spunti di riflessione agli altri. Mohammed Mahmoud, l’imam che ha evitato che la folla linciasse l’attentatore, è ormai un eroe nazionale e, in barba a chi pensa che abbia fatto solo il suo dovere e che non debba essere santificato, merita qualcosa in più di una pacca sulla spalla. La moschea di Finsbury infatti per anni è stata nota come centro di reclutamento per terroristi jihadisti, con un lento e paziente lavoro di riconversione, oggi è un punto di riferimento per il dialogo più religioso e la lotta all’Islam radicale. E in una città dove l’Islam assume molti contorni, potrebbe passare qualche guaio, anche all’interno della sua stessa comunità.

Ma la risposta più importante è arrivata dalla gente, che adesso ha paura e che mai avrebbe immaginato di pagare le conseguenze dell’ingerenza di Londra nella destabilizzazione del Mediterraneo (che risale ai tempi di Blair, se non prima), così a scoppio ritardato. Nelle ore successive l’attentato, migliaia di giovani e i rappresentanti di tante confessioni religiose diverse si sono date appuntamento davanti alla moschea per dire un fermo “no” a quello che rappresenta un precedente pericoloso e l’unico passato agli onori delle cronache. Le aggressioni nei confronti delle comunità islamiche nel Paese sono aumentati esponenzialmente negli ultimi mesi.

La Gran Bretagna, ex prima della classe, ha capito che un aumento delle tensioni fra le varie comunità etniche e religiose sarebbe un regalo a Daesh. Per questo, soprattutto a livello governativo, sta facendo passare il messaggio che verranno combattuti tutti i tipi di terrorismo. Perché in una Gran Bretagna smarrita, con la classe politica peggiore di sempre e che fra poco non sarà nemmeno più Europa, dove per il momento di agisce per instabilità o per fame, ci vuole un attimo perché qualcuno inizi a farlo per convinzione.


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