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Cosa si è detto (e bisbigliato) agli Stati generali degli italiani nelle istituzioni Ue

europa

Ore 09,05, a Bruxelles si aprono gli Stati Generali degli italiani nelle istituzioni europee. Tanta attesa nella sala del palazzo Bozar, dove il ministero degli Esteri in collaborazione con la Rappresentanza Permanente presso l’Unione europea ha convocato gli italiani che lavorano nelle istituzioni. Ad aprire i lavori l’ambasciatore Maurizio Massari, orgoglioso del fatto che 1 funzionario della Ue su 10 sia italiano.

Alle 09,15 sale sul palco il premier Paolo Gentiloni che ricorda ai partecipanti il valore simbolico della data 23 giugno: il 23 giugno dello scorso anno gli inglesi hanno votato la Brexit. Gentiloni ricorda che un anno fa il progetto europeo sembrava infrangersi, ma “Brexit non è stata una campana a morte per l’Ue ma una sveglia”. Il presidente del Consiglio rivolge un pensiero alla platea dicendo che gli italiani devono essere orgogliosi di essere italiani e di servire le Istituzioni che non significa cancellare il proprio patriottismo.

Anche l’Alto Rappresentante Federica Mogherini elogia e ringrazia gli italiani “che trovano soluzioni flessibili a problemi complessi”, parla di “fare squadra perché a volte gli altri lo fanno più di noi “. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si concentra solo sul tema del giorno, quello per cui tutti i funzionari sono arrivati qui e cioè “come fare sistema Italia a Bruxelles” e “far sentire ogni funzionario parte di una strategia.” Continuano gli interventi: parla il sottosegretario Sandro Gozi, ricordando che “la sua carriera è iniziata a Bruxelles come funzionario”.

Molti gli illustri ospiti nei panel di discussione successivi: direttori generali del Parlamento e della Commissione europea, parlamentari europei e altri addetti ai lavori. Chiudono la lunga giornata alle ore 13.00 gli interventi del Segretario Generale della Farnesina Elisabetta Belloni e il presidente del Gruppo S&D al Parlamento Europeo Gianni Pittella, il quale sottolinea che il premier inglese Theresa May ieri al Consiglio “ha abbassato la cresta” e che tra elezioni convocate in anticipo e Brexit sta giocando con il fuoco.

Poi tutto finisce, la sala si svuota e i veri Stati Generali iniziano fuori, dove i funzionari hanno il diritto di parola e ci si scambiano le idee. La riflessione ricorrente sulla giornata è solo una: “cosa siamo venuti a fare? Siamo venuti qui ad ascoltare una carrellata di interventi, ma non dovevamo parlare noi?”, bisbigliano molti dei partecipanti. Nei corridoi qualcuno mormora che forse invece di convocare gli Stati Generali in coincidenza con il Consiglio europeo che ha costretto il premier Gentiloni, il presidente Tajani e l’Alto Rappresentante Mogherini ad abbandonare la sala subito dopo i loro discorsi, senza ascoltare nessuno, sarebbe stato opportuno scegliere un’altra data , perché i funzionari hanno ascoltato loro ma nessuno di loro ha ascoltato i funzionari. I meno critici sostengono che è stata una prima iniziativa, un inizio e che ci saranno altri appuntamenti.



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