In uno dei tweet con cui il presidente americano Donald Trump apre e chiude le sue giornate, mercoledì 7 giugno ha annunciato di aver scelto Christopher Wray come nuovo capo dell’FBI.
I will be nominating Christopher A. Wray, a man of impeccable credentials, to be the new Director of the FBI. Details to follow.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 7 giugno 2017
AL POSTO DI COMEY
Wray, una volta confermato, prenderà il posto lasciato vacante dall’inusuale mossa trumpiana di licenziare James Comey, il cui mandato da capo del Bureau avrebbe dovuto durare ancora sei anni, ma è entrato in rotta di collisione con il presidente per la gestione di due dossier: ufficialmente quello sulle mail private di Hillary Clinton, praticamente – e la questione più profonda – quello dell’indagine sulle interferenze russe durante le presidenziali e le potenziali collusioni con uomini della campagna Trump.
LA TEMPISTICA DIETRO LA NOMINA
Giovedì 8 giugno Comey testimonierà davanti alla Commissione Intelligence del Senato, nella prima audizione pubblica dopo il licenziamento; ci si attende che l’ex direttore parli delle ingerenze del presidente nell’indagine sulla Russia e su quella relativa all’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn, e forse potrebbe portare come prove i memo raccolti dopo certi incontri riservati con Trump. Per questo la testimonianza è stata trasformata in un evento. Probabilmente la tempistica dietro all’annuncio della nomina del nuovo capo dei Federali è collegata anche all’udienza di giovedì: Trump, ha scritto il Washington Post, sta pianificando la reazione contro la testimonianza di Comey, e forse anche la nuova nomina è da leggere in un’ottica di distrazione e come un tentativo di riprendere credibilità.
UNA SCELTA SICURA
Wray è una scelta “sicura” commenta il New York Times, media spesso critico con la Casa Bianca trumpiana (e colpito dagli attacchi del presidente contro la stampa). Con George W. Bush è stato assistente del segretario alla Giustizia, occupandosi della divisione crimine, e questo rassicurerà gli agenti che temevano che dopo la cacciata di Comey, Trump potesse avviare una politicizzazione del Bureau – organo che rivendica la terzietà. Anche tra questi timori, e tra certi malcontenti per l’allontanamento maldestro di un capo benvoluto, hanno trovato spazio i tanti leak passati in queste ultime settimane alla stampa a proposito del Russiagate.
IL RUSSIAGATE, MEANWHILE
Leak che ancora non si fermano. Nel breve giro di mercoledì 7 giugno sono uscite, tutte insieme, le seguenti notizie: Comey aveva chiaramente detto al suo superiore Jeff Sessions di non voler più rimanere da solo con il presidente, dopo che Trump gli chiese di mollare la presa su Flynn; il Director della National Intelligence ha parlato al Senato di una richiesta avanzata a lui e al direttore della Cia dallo stesso Trump, che voleva che le due agenzie limitassero l’azione di Comey; Sessions a un certo punto avrebbe anche offerto a Trump le sue dimissioni, visto che il presidente lo aveva allontanato dal circolo più intimo del potere dopo che l’attorney general aveva ricusato la sua posizione sull’inchiesta Russiagate, perché anche lui impelagato in un incontro con l’ambasciatore russo a Washington, tenuto nascosto in audizione al Congresso.
IL CONTESTO DELICATISSIMO
I leak sono la parte formale della sfida che si troverà davanti Wray: il contenuto è l’aspetto profondo, perché l’inchiesta, ora in mano allo Special Counsel Robert Mueller, continuerà ad essere materialmente condotta dagli uffici del controspionaggio dell’FBI. Trump ha definito Wray un uomo dalle “impeccabili credenziali”: laureato alla scuola di legge a Yale, ha ricoperto il ruolo di procuratore federale ad Atlanta, poi all’interno del dipartimento di Giustizia; ha rappresentato il governatore del New Jersy Chris Christie nel cosiddetto Bridgegate (pare che il buon il buon lavoro fatto in quell’occasione gli sia valso più di una buona parola da Christie, ora alleato/amico di Trump); attualmente è un avvocato penalista dello studio legale washingtonians King & Spalding. La nomina dovrà essere confermata dal Senato, che sicuramente, vista la delicatezza della situazione, farà uno screening approfondito del candidato.
(Foto: poster via Yahoo! Finance)