Nelle prime ore del 25 luglio del 1943, dopo un pomeriggio ed una notte di discussione, il Gran Consiglio del Fascismo (che non si riuniva da quattro anni) approvò a larga maggioranza (19 voti contro 7, un astenuto ed un gerarca che non partecipò al voto) l’ordine del giorno Grandi che in pratica sfiduciava Benito Mussolini dal momento che chiedeva “l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali” e l’invito al Duce di pregare il Re “affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della patria, assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono”. Mussolini chiese udienza al Re Vittorio Emanuele III che gliela concesse per le 17 del pomeriggio. Quando il Duce arrivò (con la speranza di ottenere di nuovo la fiducia), il Sovrano gli comunicò che aveva nominato capo del Governo il Maresciallo Pietro Badoglio e lo fece arrestare da una squadra di Carabinieri che portarono via Mussolini su di un’autoambulanza militare. Il Duce, in seguito, venne confinato sul Gran Sasso da dove fu liberato e portato in Germania da un commando di soldati tedeschi.
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Senza addentrarmi in paragoni impropri mi auguro che Sergio Mattarella prepari la stessa accoglienza al candidato “grillino” che si presenti al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il Governo, in caso di vittoria elettorale del M5S.
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Io continuo a festeggiare per la vittoria di Macron.
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L’accanimento contro il piccolo Charlie nel Regno Unito è incomprensibile. Ricorda quello, da noi, contro Eluana Englaro. Anche se sono diversi i protagonisti.