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Chioggia, la spiaggia e il Duce

Barbagallo

Un originale e buontempone imprenditore balneare ha costruito sulla spiaggia, avuta in concessione dal Demanio, uno squallido mausoleo al Duce. Invece che prenderla in ridere è stato presentato – a tambur battente – un progetto di legge che a settant’anni di distanza vuol dare applicazione a quella disposizione transitoria e finale della Costituzione (la XII) che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Se fosse approvato si darebbe la caccia ai cimeli e tutti dovrebbero fare attenzione a come salutare, con il braccio, un parente ed un amico che parte. Se il braccio fosse troppo rigido il malcapitato rischierebbe di essere denunciato per apologia. Se fino ad oggi, le forze politiche democratiche (Pci compreso), anche in anni di scontri durissimi e giovani morti ammazzati, sono sempre state contrarie ad applicare la disposizione al MSI (che peraltro si dichiarava ‘’sociale’’ come la Repubblica di Salò, la quale non fu neppure riconosciuta dalla Spagna franchista), che senso ha perseguire dei vecchi simboli di una realtà sconfitta dalla storia, quando quelle stesse sue caratteristiche si riproducono oggi nei movimenti populisti e sovranisti? Se si deve combattere un nemico non è il caso di prendersela con i suoi antenati, quando in campo stanno, agguerriti, i suoi eredi.

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In un ampio ed approfondito saggio su Il Foglio del lunedì Roberto Volpi mette in evidenza talune vistose contraddizioni sul tema dell’immigrazione. A partire dalla inutilità di una legge sullo ius soli, in un momento politico come l’attuale ed in presenza di una situazione che ha visto la concessione di più di 200 cittadinanze italiane ad altrettanti stranieri. Concessioni che in dieci anni sono aumentate del 572%. Un altro sensato caveat riguarda le effettive dimensioni della ‘’invasione’’. Scrive, infatti, Volpi che “non è corretto vedere in tutti costoro (quelli che sbarcano sulle nostre coste, ndr) degli immigrati che si fermeranno stabilmente in Italia, come si tende a credere”. Ci sarà da sbrigare le procedure e le valutazione dei motivi per l’accoglienza. Inoltre “le spinte ad andare al nord, oltre l’Italia, sono molto forti e riescono spesso a trovare una strada. Insomma è soltanto con il tempo – prosegue – mesi, un anno e anche di più, che potremo farci un quadro chiaro al riguardo di quel che sta avvenendo oggi’’.

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Si è già scritto del martirio di Bruno Contrada al quale è stata annullata la condanna ad una pena interamente scontata e restituita un’onorabilità a lungo calpestata e vilipesa, con un accanimento non comune neppure in una Repubblica giustizialista-komeinista come l’Italia. La vicenda è di per sé scandalosa. Ma ancor più scandaloso è l’atteggiamento di quanti, indossando la toga o reggendole il moccolo, continuano a confermare la sussistenza di quei fatti e comportamenti che a Contrada furono imputati.

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A pensarci bene i giustizialisti sono convinti dell’infallibità dei magistrati, come se colui che indossa la toga ne venisse investito al pari di un Pontefice che parla ex Cathedra.

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Ma se qualcuno, come il sottoscritto, continua a pensare che l’avere “costituzionalizzato” il fiscal compact sia stata una scelta corretto e necessaria, che cose dovrebbe fare? Rinunciare alla cittadinanza? Indossare il saio per espiare la sua colpa? Sottoporsi alla gogna in Piazza Maggiore? Peraltro, chi scrive, nel voto finale, alla Camera, sulla quell’articolo si astenne perché la riteneva equivoca dal momento che si parlava di “equilibrio” e non di “pareggio” di bilancio.


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