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Tutti gli effetti della sconfitta di Isis a Mosul e Raqqa

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Dopo la perdita di Mosul e di Raqqa, l’Isis cesserà dall’essere un proto-stato. Finirà anche il sogno di poter ricreare immediatamente il Califfato. Esso forniva una soluzione alla frammentazione dell’Islam arabo in Stati sul modello occidentale, imposta da Parigi e Londra, alla fine della prima guerra mondiale.

Gli europei, per i loro interessi, avevano sovrapposto confini artificiali a realtà tribali, etniche e religiose, incompatibili fra loro. In linea del tutto teorica, futuri assetti stabili del Medio Oriente potrebbero essere realizzati con un’ampia autonomia dei vari gruppi. Il processo è estremamente difficile, dopo decenni di violenze e di stragi. Una nazione araba non esiste. Un processo di democratizzazione e di separazione della politica dalla religione è anch’esso irrealizzabile. Non esiste a breve termine soluzione diversa. Darebbe potere, tendenzialmente assoluto, al gruppo maggioritario, che ha prevalso con le armi.

Al contrasto fra sciiti e sunniti e fra salafiti e fratelli musulmani, si aggiungono le aspirazioni del popolo curdo all’indipendenza. Le tensioni tradizionali fra la Turchia e l’Iran, potenze regionali ed ex-imperi non-arabi, sono verosimilmente destinate ad aumentare, così come l’ingerenza degli Usa e della Russia. Il condizionale è d’obbligo. Non siamo più ai tempi della guerra fredda, in cui i “giochi” fra Washington e Mosca erano a somma zero.

La stabilità dell’area, qualunque essa sia, è un obiettivo condiviso fra gli Usa e la Russia. Entrambi non intendono modificare i confini degli attuali Stati, come vorrebbero le potenze regionali, prima fra le quali la Turchia. Erdogan ha più volte dichiarato che la divisione della Mezzaluna Fertile, sancita dagli accordi Sykes-Picot ha costituito un tradimento del popolo arabo. Ankara mirava a sostituirvi l’influenza “neo-ottomana” della Turchia. Teheran tende a dare continuità alla “Mezzaluna sciita”. La politica turca è del tutto fallita. Quella iraniana è contestata dall’Arabia Saudita e dal blocco sunnita.

Anche gli Usa sono contrari, poiché minaccerebbe Israele e la Giordania. L’unico aspetto condiviso dalla Turchia, dall’Iraq e dall’Iran e anche dal governo di Damasco è l’opposizione non solo all’indipendenza, ma anche all’autonomia dei curdi. È difficile che possano essere realizzate, nonostante che i vari gruppi curdi – che impropriamente vengono chiamati “popolo curdo” – si muovono disinvoltamente fra Washington e Mosca, per ricevere appoggio alle loro rivendicazioni.

(1.continua)


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