Il consumo di oppiacei (farmaci anti dolorifici, ma anche eroina) negli Stati Uniti è ormai diventato una questione enorme. Qualche giorno fa l’attenzione sul problema è stata richiamata dal columnist del New York Times Nikolas Cristoff, che ha scritto un pezzo con un attacco che dipinge drammaticamente le dimensioni del problema: nel 2017 moriranno per overdose lo stesso numero di americani caduti in Vietnam, Iraq, Afghanistan, sommati. Per anni, dice Kristoff, le percentuali di morti negli Stati Uniti sono generalmente diminuite, ora per colpa degli oppiacei tornano ad aumentare.
È come un’epidemia che è diventata la principale, in termini relativi, causa di decessi tra gli under-50; mentre il numero per morti da armi da fuoco è rimasto alto ma costante dal 2000, quello per overdose è triplicato negli ultimi anni; quelle per l’eroina sono aumentate del 23 per cento. Per la dipendenza da oppiacei muore una persona ogni dieci minuti negli Stati Uniti, sono state 59mila secondo un’analisti del Nyt quelle decedute nel 2016.
È un problema politico, anche perché nel 2016 sono state 236 milioni le persone che hanno ricevuto prescrizioni mediche per farmaci anti-dolorifici a base di oppiodi più forti della morfina. La strada l’ha aperta l’OxyContin della Purdue Pharma (ancora tra i più diffusi insieme al Fentanyl), un farmaco analgesico e antidolorifico fatto con una molecola oppioide semisintetica, l’ossicotone (venduto al punto da aver fruttato dal 1996 ad oggi qualcosa come 31 miliardi di dollari di revenue). Il farmaco dava dipendenza, ma la ditta produttrice negava, e i medici lo prescrivevano. Ne girava talmente tanto che, sbriciolato per essere sniffato o iniettato in vena, stava diventando la base del mercato di stupefacenti; in particolare le cosiddette “80’s”, le pasticche da 80 milligrammi, quelle per malati con dolori cronici molto forti, che davano un effetto potentissimo, “tipo 16 pasticche di Vicodin”, spiega il Los Angeles Times (il Vicodin è il farmaco di cui il Dr House della serie televisiva diventa dipendente, perché gli serve a sedare il dolore alla gamba e le paturnie mentali).
Da anni le agenzie federali di monitoraggio sui farmici hanno iniziato una revisione del sistema di prescrizioni. È anche questo che ha prodotto un aumento del consumo di eroina, perché il prezzo di quei farmaci è aumentato, mentre l’eroina è una droga da poveri, poco costosa, che ha esattamente gli stessi effetti di quegli anti dolorifici, maggiorato ovviamente anche negli effetti di dipendenza (e con il rischio che sia tagliata con qualcosa di letale). E i problemi generali sono diventati crisi all’interno degli stati, soprattutto laddove i dolori cronici sono collegati a certi tipi di lavori duri che caratterizzano alcune economie locali (statali); per esempio le miniere di carbone in West Virginia; ma anche nel Maryland nel 2016 le morti per overdose sono aumentate del 62 per cento. E la politica è toccata da vicinissimo: la candidata repubblicana per la corsa a governatore dell’Ohio, Mary Taylor, ha ammesso pubblicamente che entrambi i suoi figli sono finiti sotto overdose, sono stati salvati per un soffio dai paramedici intervenuti nella sua casa, entrambi avevano fallito il rehab.
Dato in più sul contesto sociale: dopo il 1980 il 90 per cento dei nuovi tossicodipendenti da eroina è bianco, appartenenti alle classi medio basse. Trump durante la campagna elettorale l’ha definito” il problema numero uno degli Stati Uniti”, e sa che tocca il suo elettorato. Il giornalista italiano Francesco Costa, uno dei più esperti italiani sulla politica americana, ha spiegato la situazione a inizio giugno nel suo podcast: la tossicodipendenza è un problema comunitario dice Costa, e “proprio per questo è impressionante la correlazione tra quello che sappiamo essere l’elettore tipo di Trump e quello che sappiamo essere il tossicodipendente tipo nell’America del 2017”, ossia – con le ovvie generalizzazioni – “maschi bianchi, poco istruiti, impoveriti, con lavori che pagano poco o senza un lavoro, che vivono in provincia e nelle piccole città di quelle regioni che una volta trainavano l’economia americana ma ora non lo fanno”, persone che vivono “in situazioni di disagio sociale prima ancora che economico”.
Eppure, a leggere le solo 142 pagine della riforma sanitaria che l’amministrazione vuol far votare al Senato tra qualche giorno, i fondi dedicati a questa guerra interna sembrano pochi. La crisi degli oppioidi è menzionata soltanto una volta (a pagina 133) e i fondi stanziati per far gestire agli stati la situazione sono 45 miliardi spalmati in dieci anni, ma il New York Times ha riportato l’analisi di alcuni esperti che sostengono che siano pochi. Il presidente Trump a marzo ha messo il governatore Chris Christie a capo della Drugs Commission della Casa Bianca; la commissione è parte dello White House Office of Innovation “uno SWAT team di consulenti”, come li chiamano all’interno dell’amministrazione, che dovrebbe indirizzare la presidenza verso policy innovative, guidato dal genero-in-chief Jared Kushner.
Il New Jersey è il secondo stato dove le prescrizioni mediche di farmaci oppioidi sono più basse (dietro California e Hawaii), ma il governatore Christie ha deciso lo stesso di creare una legge ancora più restrittiva, che però la Medical Society of New Jersey ha considerato troppo dura e poco rispettosa dei pareri medici.