Non c’è nulla di peggio che affrontare problemi nuovi con schemi vecchi. Per usare la parabola, è come mettere il vino nuovo nell’otre vecchio. Il nostro regime previdenziale si deve confrontare con percorsi lavorativi sempre più discontinui per le ripetute transizioni tra lavori e tra lavoro e attività di cura solidale o di formazione. Quando non si determinano lunghi periodi di inattività per malattia o disoccupazione.
La riforma Fornero fu disegnata dal compianto prof. Castellino nei primi anni ’80, al tempo del mercato del lavoro stabile, quando l’allora ministro del Lavoro De Michelis tentò infruttuosamente di realizzare, attraverso un percorso molto graduale, un sistema finanziariamente sostenibile. Egli infatti avvertì per primo le criticità che poi sarebbero state evidenti a tutti. O quasi a tutti. Introdotto cinque anni fa senza alcuna transizione, quel modello si è rivelato rigido e socialmente insostenibile.
La realtà si è vendicata male attraverso deroghe in favore di singoli segmenti che hanno comportato disparità di trattamento e impegni di spesa per circa venti miliardi. Esodati, precoci, beneficiari dell’Ape “social”, giornalisti, bancari, personale di volo. E gli altri? Non vale la pena di aprire una riflessione in occasione della progressione dell’età di pensione a 67 anni che investe subito coloro che, prossimi a pensione all’atto della riforma, hanno già subito un drastico allungamento della vita lavorativa di sei anni?
Non si tratta di abolire gli stabilizzatori del sistema ma di renderlo più flessibile e graduale così da riflettere il nuovo mercato del lavoro. A partire dalla possibilità di alimentarlo privatamente in tutti e due i pilastri incentivando lavoratori e datori di lavoro al risparmio previdenziale. Soprattutto avremo bisogno di integrare flessibilmente previdenza, sanità e assistenza tanto nella dimensione obbligatoria quanto in quella complementare di fonte collettiva in modo da adattare duttilmente le tutele ai bisogni di ciascuna persona dalla culla alla tomba.
La sfida della combinazione tra sostenibilità sociale e finanziaria richiede umiltà e disponibilità all’ascolto senza vestali giacobine che si stracciano le vesti prima di essere toccate.