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Joaquin Navarro-Valls, un maestro come amico

Ieri pomeriggio, quando mi è arrivata la notizia della sua scomparsa, sono restato senza fiato, come accade quando percepisci subito che una parte della tua vita se n’è andata per sempre.

Ho conosciuto Joaquin Navarro-Valls quando sono arrivato a Roma nel 2001, seguendo alcuni seminari che teneva periodicamente. Poi progressivamente, malgrado la sua enorme autorevolezza e la mia giovane inesperienza, è nato un fecondo rapporto di collaborazione e amicizia restato immutato negli anni.

Le sue doti eccezionali erano, al contempo, professionali e umane. Non soltanto riusciva a capire al volo e perfettamente le persone, ma la sua esperienza di vita lo rendeva in grado di riprodurre generosamente quanto aveva fatto suo dalla frequentazione prima di San Josemarià Escrivà, fondatore dell’Opus Dei, e poi di San Giovanni Paolo II.

Nei molti anni che ho collaborato con lui non ha finito mai di stupirmi la fiducia che riponeva nelle persone con cui lavorava. Era consapevole certamente che la competenza e l’esperienza non si regalano né acquisiscono a buon mercato, ma esse possono e devono essere trasferite agli altri per dare veramente con il tempo il loro frutto. È questa la ragione per cui l’amicizia restava per lui la base preziosa dei rapporti professionali che sapeva far funzionare a dovere.

Quando lo conobbi ero un giovane accademico, dedito allo studio e alla ricerca. Navarro mi istillò la passione per la comunicazione e il giornalismo, fondata su due capisaldi: la grande preparazione sui contenuti che bisogna possedere e chiarire bene prima nella propria testa, l’efficacia della forma espressiva che bisogna poi far divenire rigorosa tecnica espressiva, la quale ultima non può mai essere separata dalla specificità del mezzo con cui s’intende comunicare.

Un aspetto straordinario che aveva il suo modo di lavorare era la cura dei minimi dettagli. Mi ha fatto capire subito che il collaboratore non è uno strumento, ma un collega giovane, che deve essere rispettato, anche se magari è impreparato e presuntuoso, e continua a sbagliare, e da cui si deve pretendere però onestà, serietà e dedizione. “Puoi insegnare a lavorare soltanto lavorando bene e facendo vedere come sai farlo, mi ripeteva spesso: fidati della vecchia volpe!”.

Navarro è stato una grande maestro, e resta un esempio unico, difficile da eguagliare.

Aveva, oltre ad una grandissima ed elegante intelligenza, una nobiltà d’animo straordinaria e una capacità acquisita, nel non facile mondo Vaticano, di riuscire a gestire le situazioni di crisi con calma e ponderazione. Era questa la cifra della sua intensa spiritualità e del modo virtuoso con cui egli interpretava la diplomazia nel quotidiano delle intense relazioni pubbliche, con senso soprannaturale e concretezza asciutta, senza banalità, orpelli e inutili barocchismi.

In un viaggio in Polonia mi stupì la popolarità che aveva non soltanto in quanto collaboratore di Giovanni Paolo II, ma come uomo personalmente amato e stimato dalle leadership di tutto il mondo e dalla gente comune.

Era un carismatico e autorevolissimo personaggio, che sapeva essere sempre presente come amico vero.

La sua eredità resta scolpita nei ricordi di chi lo ha conosciuto, e nel senso di gratitudine che ha lasciato nel cuore di chi gli deve gran parte della sua professionalità. Il suo esempio di competenza, sagacia e simpatia si esprimeva in modo disarmante nel sorriso con cui infondeva ogni volta consigli, ottimismo e sicurezza paterna.

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