Alla fine fonti diplomatiche confermano la notizia diffusa inizialmente dall’anglo-saudita al Hayat, ripresa da Reuters: il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato a Parigi il premier libico designato dal governo onusiano, Fayez Serraj, e il suo più forte oppositore, il generale-politico che controlla la Cirenaica, Khalifa Haftar. L’incontro resta abbastanza misterioso, ma ci sono dettagli interessanti.
LO SGARBO DI MACRON ALL’ITALIA
La Francia s’è mossa in modo indipendente, non ha avvisato l’Italia, che rivendica un (teorico) ruolo privilegiato sul gestire la crisi libica, ma ha appreso della mossa di Macron soltanto perché il governo Serraj ha notificato l’invito a Roma. Secondo Vincenzo Nigro di Repubblica, l’Italia “ha chiesto informazioni alla diplomazia francese dopo aver ricevuto notizie dai libici, ma fino a ieri sera non aveva dettagli sul carattere del processo politico che la Francia vorrebbe rimettere in moto con questa riunione”, questo venerdì, quando l’articolo è stato pubblicato. Nigro aggiunge un altro dettaglio da sottolineare: la Francia ha condiviso “l’iniziativa solo con il Regno Unito, che ha una buona presenza di intelligence in Libia”. (Da questo, forse, il motivo per cui la notizia è uscita su al Hayat, che ha quartiere generale a Londra).
L’INCONTRO DEL 25
L’incontro è programmato per il 25 luglio ed è letto come una delle dimostrazioni di assertività del neo presidente francese, che ha nella supremazia sul Mediterraneo (più come interesse geopolitico che nella soluzione delle grosse crisi, come quella migratoria) uno dei suoi obiettivi strategici. Macron ha una linea europeista che però sembra presupporre un funzionamento dell’Europa a trazione francese: Bruxelles sì, ma prima e sopra Parigi.
LE MIRE DI MACRON
Scavalcare, senza coinvolgere, l’Italia sul dossier libico — su cui Roma ha un vantaggio per contatti, ma anche perché UE e Stati Uniti glielo hanno affidato — è sotto certi versi un altro degli aspetti di continuità all’Eliseo. L’ottica è l’indipendenza sul dossier libico. In passato la Francia ha ufficialmente appoggiato il programma Onu che potremmo semplificare in “progetto-Serraj”, ma ha anche dato sostegno tattico alla milizia di Haftar (forze speciali e intel francese erano acquartierati nei pressi di Bengasi, capitale del regno del generale). Così facendo ha allineato (clandestinamente) i propri interessi a quelli di alleati commerciali come Egitto ed Emirati Arabi (ottimi clienti del settore militare francese e sponsor haftariani).
IL COMMENTO DI TOALDO
Gli analisti ritengono improbabile che il passaggio francese di martedì prossimo sia risolutivo nel breve tempo, considerando anche l’ultimo faccia a faccia di Abu Dhabi tra i due leader libici chiuso con un nulla di fatto il 2 maggio. Ma una nuova fase potrebbe essere avviata: sarà il primo palcoscenico importante per il nuovo delegato Onu Ghassan Salamé e “una photo opportunity per Macron” commenta Mattia Toaldo, senior policy fellow all’European Council on Foreign Relations di Londra, esperto di Libia di fama internazionale. Comunque “l’Italia non deve avere complessi di inferiorità verso la Francia sulla Libia. La Francia parte da diversi goal sotto zero. Noi abbiamo l’ambasciata aperta, noi abbiamo un rapporto con Haftar che è più di lungo tempo, noi negoziamo anche con gli attori locali”, puntualizza Toaldo.