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Sanzioni alla Russia, il Congresso Usa vuole imbrigliare Trump

La nuova portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders ha detto domenica, in diretta al programma “This Week” di ABC, che il presidente dà supporto a un disegno di legge bipartisan preparato dai congressisti americani per introdurre nuove sanzioni contro Russia, Iran e Corea del Nord. L’aspetto più interessante è che nell’accordo raggiunto dalle due anime politiche statunitensi c’è una clausola che impedisce al presidente Donald Trump di prendere decisioni unilaterali in materia proprio di sanzioni. Ogni scelta dello Studio Ovale dovrà passare per la valutazione del Congresso; inizia “il contenimento di Trump” commenta su Twitter Mario Seminiero, esperto di macroeconomia e attento osservatore della politica internazionale (scrive il blog “Phastidio”).

L’INTERFERENZA

La rara collaborazione transparlamentare ha un obiettivo: punire la Russia per l’interferenza durante le elezioni presidenziali dello scorso novembre (e non mollare sulla crisi ucraina). L’operazione – che l’ex direttore della Cia Michael Hayden ha definito “l’operazione segreta più riuscita della storia” e su cui il suo omologo John Brennan ha detto che pensarci “mi fa bollire il sangue nelle vene” – è considerata un fatto dall’Intelligence Community. Per questo i legislatori hanno preso nuovamente posizione, dopo il primo giro di sanzioni alzate dall’amministrazione Obama il 30 dicembre del 2016.

LA LEGGE

Il disegno di legge è un segno messo dai repubblicani su una delle più discusse linee politiche sostenute da Trump fin dai tempi delle elezioni: alleggerire le sanzioni alla Russia, riferendosi a quelle alzate per l’invasione della Crimea. È un segnale importante soprattutto perché il rapporto tra partito e presidenza è uno dei grandi temi attorno all’amministrazione americana, dato che una buona parte del Grand Old Party sostiene Trump con riserva, e dato che la stagione politica che inizierà dopo l’estate sarà quella che avvierà la campagne elettorale per le elezioni parlamentari (le mid-term) e allo stesso tempo sarà quella in cui i grandi progetti legislativi della Casa Bianca (riforma sanitaria e fiscale, per dirne due) dovranno passare al Congresso. Ora i parlamentari repubblicani approvano una legge, discussa e chiusa insieme ai democratici (rarità), in cui chiedono al presidente di dimostrare le motivazioni di un’eventuale scelta di alleggerimento delle sanzioni, limitandone di fatto il potere – la Casa Bianca dovrà inviare richiesta formale, poi il Congresso avrà 30 giorni di tempo per decidere sulla base delle prove fornite dallo Studio Ovale a supporto della richiesta stessa se sarà possibile un alleggerimento delle misure sanzionatorie.

IL MOMENTO

Trump annuncia che la legge può anche andare, accentando la presa di (op)posizione repubblicana probabilmente perché è in difficoltà. La narrativa sull’avvicinamento alla Russia, spinta dagli incontro avuti con Vladimir Putin, ha pochi sponsor politici, anche perché pesa su tutto la grande e complicata inchiesta Russiagate, passata a una fase successiva. La Casa Bianca s’è arroccata affidando la difesa ai legali personali, mentre un incontro tra i top manger della campagna Trump e un’avvocatessa russa con collegamenti nel Cremlino (motivo del meeting: ottenere informazioni per screditare Hillary) è stato ammesso dal figlio del presidente. E mentre quegli stessi alti papaveri, il potentissimo genero Jared Kushner, il figlio stesso e l’ex direttore della campagna, andranno in audizione davanti ai congressisti che conducono l’inchiesta. Parallelamente la Giustizia ha iniziato a chiudere il cerchio attorno ai famigliari di Trump nel corso della propria indagine indipendente.

I PROSSIMI PASSAGGI

La proposta di legge sulle sanzioni elaborata dal Senato in una prima bozza passata a giugno arriverà martedì 25 luglio alla Camera. Poi tornerà al Senato (e lo farà presumibilmente senza modifiche visto che i leader delle due camere hanno già raggiunto un accordo) e poi finirà sulla scrivania del presidente. Trump ha l’autorità per non firmarla – il nuovo capo della comunicazioni della Casa Bianca, Anthony Scaramucci ha detto sulla CNN che il Prez non ha ancora deciso – però non farlo significherebbe tirarsi addosso le critiche della dirigenza del partito e le polemiche di tutta l’opinione pubblica, arcigna sulle collaborazioni tra Trump e la Russia (inoltre il Senato potrebbe scavalcare il suo veto). Firmarla, d’altronde, mettere questa possibilità di collaborazione nel congelatore, accantonando un claim elettorale tra i più potenti. L’introduzione nel disegno di legge di sanzioni verso Iran (per sostegno a gruppi terroristici e per il programma missilistico) e Corea del Nord (per l’atomica) è stato frutto di una richiesta dello staff della Casa Bianca per rendere il decreto più potabile per Trump, ha fatto capire un insider alla Reuters, e forse su questo si baserà la contranarrativa dell’amministrazione se il progetto elettorale di fare la pace con Mosca dovesse essere messo in sordina dal Congresso.



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