Ci risiamo: un altro assessore capitolino che non esita a lanciare critiche e accuse nei confronti di vari pezzi dell’amministrazione comunale e che per questo rischia di dover lasciare il suo posto. Era già successo dopo Natale con Paolo Berdini e ora potrebbe accadere di nuovo con Andrea Mazzillo, l’uomo a cui lo scorso ottobre Virginia Raggi aveva affidato i conti di Roma dopo le clamorose dimissioni di Marcello Minenna.
LE STOCCATE DI MAZZILLO
Tutto è nato da un articolo di sabato scorso pubblicato da Repubblica, in cui il neo vicedirettore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, l’ex Corriere della Sera Sergio Rizzo, ha messo nero su bianco le perplessità dell’assessore al Bilancio di Roma. E, soprattutto, le sue critiche all’indirizzo di molti compagni di giunta. “Le decisioni sono adottate centralmente, senza alcun confronto con l’assemblea che spesso e volentieri viene tenuta all’oscuro. Molti assessori non hanno alcun rapporto con gli eletti“, è l’accusa che, stando all’articolo, Mazzillo avrebbe mosso ad alcuni dei rappresentanti dell’amministrazione comunale. Parole che Rizzo ha interpretato così: “Si fa presto a capire chi mette sul banco degli imputati: il vicesindaco Luca Bergamo, dai trascorsi nel Pd, l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari, quella che ‘sostiene di non aver mai visto qui i topi per il semplice fatto che non conosce Roma’, ma soprattutto il factotum delle municipalizzate catapultato anch’egli come Rota dal Nord. Ovvero, l’ex imprenditore veneto Massimo Colomban. Dire che Mazzillo con lui non abbia mai legato è puro eufemismo“.
LE TENSIONI SULLE PARTECIPATE
Il nodo principale è rappresentato dalla gestione delle disastrate società partecipate di Roma – Atac su tutte, come confermano le fragorose dimissioni dell’ex direttore generale Bruno Rota (qui un approfondimento di Formiche.net e qui una gallery fotografica) – e dai rapporti, pare tutt’altro che idilliaci, con l’assessore Colomban. Che, lo scorso ottobre, in contemporanea con Mazzillo, entrò in giunta con la delega alle partecipate, fino a quel momento attribuita a Minenna insieme a quella al Bilancio. “Francamente non si capisce perché si senta il bisogno di affidare certi incarichi delicati a persone che non conoscono Roma, come se in questa città non fossero reperibili determinate competenze“, è il virgolettato attribuito da Rizzo a Mazzillo, con ogni probabilità pronunciato all’indirizzo di Colomban e pure dell’ex dg di Atac Rota che, prima di arrivare a Roma, aveva guidato Atm, l’azienda della mobilità milanese. In ballo c’è il futuro della municipalizzata dai trasporti – sempre più a rischio di fallimento – ma in fondo pure quello del Campidoglio che, entro il 30 settembre, dovrà varare al pari di tutti gli enti locali il bilancio consolidato, comprensivo non solo dei numeri dell’amministrazione comunale ma anche dei dati economici di tutte le aziende partecipate o controllate.
LA QUESTIONE ATAC
E che il problema principale sia costituito dall’azienda romana dei trasporti, lo confermano anche altre dichiarazioni riportate, ieri, dal Sole 24 Ore e attribuite a Mazzillo: “Il debito di Atac da 1,38 miliardi per il comune è un credito, che vale oltre 500 milioni. Se oggi la società fallisce, anche il comune ha serie difficoltà e rischia il dissesto, perché non riesco a coprire una svalutazione dei residui attivi di questa portata“. E ancora: “Non posso più sottovalutare, per la città e per i romani, il fatto che Atac non abbia un piano industriale. Alla partecipata dei trasporti serve un serio piano di ristrutturazione e di rilancio, cui sono pronto a contribuire, e un management responsabile, che non si dimetta dopo pochi mesi, e che riconosca al comune il suo ruolo: non un semplice spettatore, di cui ci si ricorda quando ci sono debiti e contenziosi da pagare, ma un partner“. Frasi che, inevitabilmente, chiamano in causa ancora una volta Massimo Colomban e in fondo – seppur indirettamente – anche Virginia Raggi, responsabile ultima di tutto ciò che avviene all’interno dell’amministrazione comunale. Una sensazione confermata pure da quest’altro virgolettato che Sergio Rizzo, nel suo articolo, ha attribuito sempre a Mazzillo: “Qui serve una svolta, continuando così andiamo a sbattere. Va a sbattere tutta la città“.
LA RISPOSTA DI RAGGI
Un’interpretazione che la stessa Raggi deve aver fatta sua, considerato il messaggio neppure troppo sibillino affidato alla sua pagina Facebook sabato sera: “Stiamo tutti lavorando per questa città , dal sindaco fino al consigliere municipale. A tutti i componenti della mia squadra di consiglieri e di giunta dico infatti di non distrarsi dal lavoro alimentando sterili polemiche. Chi preferisce polemizzare si mette da solo fuori dalla squadra“. Un avvertimento in piena regola, al quale – secondo quanto riportano i ben informati – sarebbero seguite anche alcune telefonate tra Raggi e Mazzillo, fino alla decisione dell’assessore al Bilancio di fare almeno parzialmente marcia indietro.
IL CHIARIMENTO DI MAZZILLO
In un post pubblicato sempre su Facebook nel tardo pomeriggio di ieri, Mazzillo ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche: “Intervengo in merito ad alcune ricostruzioni di stampa. In primis, sia chiaro che condivido pienamente le linee strategiche e operative della sindaca Virginia Raggi nella conduzione della macchina amministrativa“. E ancora: “Lavoro con la Sindaca e la Giunta per garantire la sostenibilità finanziaria dell’amministrazione centrale, dei Municipi e delle aziende partecipate per l’attuazione dell’impegnativo programma sul quale c’è stato il grande consenso dei cittadini“.
L’ENNESIMA CONVERSAZIONE
In un turbinio di interviste e di virgolettati più o meno ufficiali, Mazzillo però è tornato ancora una volta a parlare, ieri sera in una conversazione pubblicata stamattina dal Messaggero. E di nuovo è parso riferirsi chiaramente all’assessore Colomban, seppur senza mai nominarlo: “Vorrei fare un ragionamento sulla romanità: Voglio dire: prendiamo persone che si conoscono e che conoscono i problemi di Roma. Secondo me se tu vuoi fare bene il tuo lavoro per questa città, ci devi vivere a Roma. Non è che puoi fare il pendolare, stare tre quattro giorni e poi tornare a casa“. Parole destinate inevitabilmente a far crescere le tensioni in giunta: a chi si riferisce Mazzillo? Solo a Colomban? O anche agli altri assessori non romani come Pinuccia Montanari e Adriano Meloni? Ai manager venuti da fuori come Rota? Criticare le nomine, però, si avvicina molto a criticare chi quelle scelte le ha fatte – vale a dire il sindaco di Roma – e chi politicamente le ha avallate e sostenute. E, cioè, i garanti del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Oppure no? Intanto sulle colonne de la Stampa filtrano notizie sulla reazione di Colomban, descritto come “esterrefatto“. “Chi passa del tempo non a fare meglio il proprio lavoro, ma a giudicarlo migliore di quello degli altri, di solito si sbaglia“, è il virgolettato riportato dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari.
IL DESTINO DI ATAC
Nella stessa conversazione con Lorenzo De Cicco del Messaggero, Mazzillo è poi intervenuto nuovamente su Atac, a proposito della quale ha lasciato intendere di essere contrario all’ipotesi concordato preventivo avanzata dall’ex dg Rota: “Questa azienda si può rilanciare in altri modi, sicuramente va aumentata l’efficienza“. Un concetto che l’assessore al Bilancio ha voluto poi ancora ribadire: “Serve un buon piano industriale. L’azienda ha tutti gli elementi per riprendersi. Noi come Comune gli versiamo oltre 600 milioni di euro all’anno con il contratto di servizio. Questo fornisce una base di liquidità. Poi bisogna intervenire sulle criticità che ci sono, a partire dalla lotta all’evasione“.