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Legge biotestamento, tutti gli effetti delle convergenze tra Forza Italia e Alternativa popolare

Novità al Senato per la legge sul biotestamento. La discussione avrebbe dovuto iniziare oggi, ma così non sarà, è già stato disposto il rinvio a settembre. Sono soprattutto Forza Italia e Alternativa Popolare a fare fuoco di sbarramento: oltre a più di 3000 emendamenti da analizzare, moltissimi senatori di centrodestra si sono iscritti a parlare, dilatando i tempi del dibattito. “Se manca la volontà politica non si può far nulla” ha commentato la presidente della Commissione sanità Emilia De Biasi, del Pd. E così slitta tutto a settembre: l’ennesimo stop su un tema che divide e per cui, per decenni, sono stati i veti incrociati i protagonisti del dibattito.

Questa però sembrava la volta buona, dopo che ad aprile, sull’onda della vicenda di Dj Fabo, la Camera aveva approvato il testo sul biotestamento, “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento sanitario”. Si tratta di un provvedimento che regola i trattamenti sanitari a cui vengono sottoposti i pazienti. In sintesi, consente a ciascun individuo una maggiore libertà nel decidere quali terapie vuole o non vuole ricevere.

IL CONSENSO INFORMATO
Il principio centrale è che “ogni persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute ed essere informata in modo completo riguardo a diagnosi, prognosi, benefici e rischi dei trattamenti. Può rifiutare del tutto in parte di ricevere le informazioni indicando una persona di fiducia incaricata di esprimere il consenso in sua vece. Il consenso informato è documentato anche con scritti o videoregistrazioni”. Ogni persona capace di agire può inoltre rifiutare i trattamenti, compresi idratazione e nutrizione artificiale, oppure revocare il consenso prestato precedentemente. Se il medico si rifiuta di staccare la spina, e per la legge è suo diritto farlo, il paziente può rivolgersi ad un altro medico della stessa struttura.

DIVIETO DI ACCANIMENTO TERAPEUTICO
L’articolo 2 regola la terapia del dolore. Stabilisce che il medico deve adoperarsi per alleviare le sofferenze del paziente. La legge prescrive che sia “sempre garantita la terapia del dolore e l’erogazione di cure palliative”. In caso di pazienti nell’imminenza della morte il medico deve inoltre astenersi da ogni “ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure”. Le cure possono essere pianificate in maniera condivisa dal medico e dal paziente, concordando insieme quali terapie effettuare e quali evitare.

I MINORI E GLI INCAPACI
Minori ed incapaci di intendere hanno diritto a ricevere informazioni, sulla base delle loro capacità, per essere messi in condizione di esprimere la loro volontà. Nel caso dei minori e dei soggetti interdetti il consenso informato è espresso dai genitori o dai tutori, fermo restando che occorre sempre agire “nella tutela della salute psicofisica” del paziente e della sua dignità.

LE DAT
Particolarmente complesso il capitolo sulle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento. Si tratta di decisioni che ciascuno, a prescindere dallo stato di malattia, può assumere in merito alla somministrazione di terapie. Servono a normare la condotta nel caso il paziente si trovi impossibilitato ad esprimersi: tipicamente è caso di chi rimane vittima di un incidente stradale, vivo ma incosciente. La legge stabilisce il diritto di ognuno di indicare le proprie Dat, assieme a un “fiduciario” che faccia le sue veci nei rapporti con il personale sanitario. Il medito è tenuto al rispetto delle disposizioni, tuttavia “possono essere disattese, in tutto o in parte, in accordo con il fiduciario, qualora esse appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente”. Per esempio se vengono scoperte nuove terapie, inesistenti al momento della redazione delle Dat, medico e fiduciario possono disattendere la volontà espressa dal paziente, perché si presuppone che lui farebbe lo stesso. Le Dat, modificabili in ogni momento, devono essere redatte per atto pubblico, tramite scrittura privata autenticata oppure consegnata personalmente dal disponente all’ufficio stato civile del Comune di residenza

È stato proposta l’istituzione di un registro nazionale delle Dat, stralciato tuttavia dal testo approvato dalla Camera per ragioni di copertura finanziaria.

IL PERSONALE DEGLI OSPEDALI
La legge prescrive che ogni struttura sanitaria pubblica o privata garantisca “la piena e corretta attuazione dei principi di cui alla presente legge, assicurando l’adeguata formazione del personale”. Un punto molto controverso, quest’ultimo, perché, con l’obiettivo di garantire uniformità nell’applicazione della legge, sembra istituire una sorta di preferenza per i medici non obiettori.

IL DIBATTITO
Ad aprile la legge è passata alla Camera con 326 favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti. Per molti il testo avrebbe dovuto essere più permissivo. Pur con i vari distinguo, a favore della legge si sono schierati Pd, Mdp, Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle, che ha proposto un emendamento (bocciato) che consentisse anche l’eutanasia.
Decisamente più restio il centrodestra. Il punto più controverso è quello in cui si considera la nutrizione assistita una terapia a tutti gli effetti, e dunque se ne consente l’interruzione. “Si vuole fare entrare nel nostro ordinamento giuridico l’eutanasia e vi entra nel modo più barbaro: la morte per fame e per sete”. Questo il commento, dopo il dibattito alla Camera, di un nutrito manipolo di esponenti cattolici del centrodestra di vari partiti, ovvero Paola Binetti e Rocco Buttiglione (Udc), Raffaele Calabrò (Ap), Benedetto Fucci (Cor), Gianluca Gigli (Des-Cd), Cosimo Latronico (Cor), Domenico Menorello (Civici e Innovatori), Alessandro Pagano (Lega Nord), Antonio Palmieri (fI) , Eugenia Roccella (Idea) e Francesco Paolo Sisto (Fi). “La battaglia però non è finita – proseguiva la nota – Continua al Senato dove i rapporti di forza sono diversi e noi contiamo che i colleghi del Senato la proseguano fino alla vittoria”. Di tutt’altro avviso la presidente della Camera Laura Boldrini. “Con questo voto, che spero possa presto trovare analogo riscontro in Senato, la cultura dei diritti civili fa un altro passo avanti nel nostro Paese. E la politica mostra che il ritardo nei confronti della società e delle sue domande può essere colmato”.

Gli ultimi sviluppi sembrano dare ragione agli ostruzionisti. Sono decenni che, con mille difficoltà, si discute di normare il biotestamento: gli “scatti in avanti” arrivano periodicamente, in concomitanza di alcuni casi mediatici, come quello di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e, appunto, Dj Fabo, ma non hanno portato risultati particolarmente significativi. Quando i riflettori si spengono, in Parlamento tutto si smorza. È successo anche stavolta, e l’ultimo rinvio potrebbe anche essere il “de profundis” della legge: con l’avvicinarsi della campagna elettorale i partiti sono in cerca di visibilità e molti, soprattutto nel centrodestra, sono pronti ad alzare le barricate. La maggioranza Pd deve fare a mano di Alternativa Popolare, che rappresenta una stampella importante del Governo, ma in soccorso potrebbero venire i grillini. Ammesso che in casa Dem giudichino conveniente aprire un dibattito così delicato in campagna elettorale. A settembre si vedrà.

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