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Ecco come la sinistra brucia i grillini e organizza il contro-G7 di Torino

La sintesi della vicenda è quasi paradossale: Torino dirotta il G7 dell’industria ma ospiterà il “contro summit” dei contestatori.
Dopo un lunga fase interlocutoria, il capoluogo piemontese è riuscito ad evitare di farsi scippare il vertice dei sette grandi, previsto per fine settembre, su cui anche Milano sembrava aver messo gli occhi addosso. Però ha deciso di “delocalizzarlo” alla Reggia di Venaria, che sarà pur una prestigiosa location a mezz’ora dal centro, ma non è a Torino.
Invece, molto probabilmente, all’ombra della Mole, per la precisione ai Murazzi, ci sarà un contro-G7, dove è atteso – o, quantomeno, invitato– il gotha dalla sinistra “contestatrice” europea: dal francese Jean Luc Melenchon, che alle ultime presidenziali ha strapazzato i Socialisti d’Oltralpe, al laburista inglese Jeremy Corbyn, passando per il bellicoso ex ministro di Tsipras, il greco Giannis Varoufakis.

IL G7 A VENARIA
Partiamo però dal vertice ufficiale. È stato un percorso travagliato quello che negli scorsi mesi ha portato alla designazione di Torino: dopo gli incidenti di piazza San Carlo e ai disordini di Vanchiglia, la gestione dell’ordine pubblico in città è stata oggetto di numerose critiche, che hanno coinvolto questore e prefetto, e hanno scosso violentemente la giunta guidata da Chiara Appendino. A complicare il quadro, si sono aggiunti gli incidenti al G20 di Amburgo e gli annunci, da parte dei contestatori torinesi, compresi i centri sociali, di manifestazioni di protesta.
Ecco perché la sindaca non si è mostrata particolarmente entusiasta di ospitare i sette big, soprattutto perché in una prima fase sembrava che il vertice si sarebbe tenuto al Lingotto, a due passi dal centro, in una zona densa di servizi assai difficile da “blindare”. Appendino, dopo una serie di confronti con il Ministro dell’interno Marco Minniti, è riuscita a dirottare il summit a Venaria, location più periferica e ben più facile da gestire.

LA SINISTRA BRUCIA SUL TEMPO I GRILLINI
Una soluzione che accontenta (quasi) tutti: il mondo dell’industria torinese, le opposizioni, e tutto sommato anche la giunta, che scongiura il rischio di veder sfumare l’appuntamento, pur sempre prestigioso. “Ha vinto il buonsenso”, ha dichiarato l’assessore alla sicurezza di Torino, Roberto Finardi.
Un po’ meno contenta la frangia più barricadera della maggioranza grillina, che si era schierata apertamente contro il vertice. La consigliera Viviana Ferrero l’aveva dichiarato pubblicamente: “Riunitevi altrove, in cima all’Himalaya, nel deserto del Sahel, in un atollo alle Maldive. Noi a Torino possiamo accogliere chi ha, a mala pena, il denaro per prendere il treno. Il Forum dei paesi poveri per me è sempre il benvenuto”. Un malumore, quello della Ferrero, tutt’altro che isolato. Il gruppo del M5S in Regione aveva storto il naso (“Queste sono solo tristi passerelle, teatrini dell’assurdo in cui non è mai stata presa alcuna decisione utile ai cittadini” ha dichiarato il consigliere regionale Davide Bono), e il sindaco di Venaria, Roberto Falcone, grillino pure lui, aveva dato la sua disponibilità ad un “forum alternativo”.
Ma i grillini sono stati bruciati sul tempo da Sinistra Italiana e Possibile. Lo rivela la Stampa, raccontando come Andrea Aimar e Marco Grimaldi, segretario provinciale e regionale di Sinistra italiana, hanno “opzionato” i Murazzi nei giorni del summit, annunciando un “G7 parallelo”. Nelle intenzioni degli organizzatori, coinvolgerà politici, economisti e studiosi e sarà dedicato a innovazione industria 4.0. A trainare l’iniziativa, il tandem Nicola Fratoianni-Pippo Civati, entrambi attesi ai Murazzi.

Qui la sinistra vorrà indicare una sorta di “terza via”, a metà fra la posizione dell’establishment del vertice ufficiale e le contestazioni spesso disordinate e violente che accompagnano questi eventi. “Noi accettiamo la sfida dell’innovazione, declinandola in un’ottica diversa – hanno dichiarato alla Stampa gli organizzatori – Quella dei tanti anziché dei pochi, di come la tecnologia anziché ridurre posti di lavoro e creare marginalità possa invece andare a vantaggio dei più, se è la politica sa guidare queste trasformazioni”.

Però, tornando al tema dell’ordine pubblico, potrebbe non essere semplicissimo garantire la sicurezza su una location delicata come i Murazzi, uno spazio piuttosto stretto chiusi fra le arcate dei locali, in buona parte dismessi, e il Po.


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