11 luglio 2017, Flavio Cattaneo assicura: “Resto in Tim fino al 2020”.
21 luglio 2017, Tim comunica: “Sono in corso di convocazione il Comitato Nomine e Remunerazioni, nonché, a seguire, il Consiglio di Amministrazione, con all’ordine del giorno l’esame della proposta di definizione consensuale dei rapporti fra la Società e il dottor Flavio Cattaneo. Deliberazioni conseguenti. E’ previsto che le riunioni si terranno il prossimo lunedì 24 luglio”.
Come volevasi dimostrare: mai credere troppo alle parole dei capi azienda, che sovente parlano per non dire niente o dicono per parlare d’altro. D’altronde le tensioni fra l’azionista di maggioranza di Tim, la francese Vivendi di Vincent Bolloré, che pure aveva nominato lo scorso aprile Cattaneo al posto di Marco Patuano, e l’attuale capo azienda dell’ex Telecom Italia si rincorrevano da tempo.
Ma quali sono stati i reali motivi della spaccatura? Le ipotesi sono diverse, come sono diversi gli importi della buonuscita che Cattaneo incasserà: i giornali odierni spaziano da 10 milioni di euro a oltre 30 milioni di euro.
I RAPPORTI COL GOVERNO
Nei giorni scorsi anche Formiche.net ha analizzato i rapporti tra l’ex monopolista e il governo. In questa fase – dopo che Vivendi aveva snobbato aspettative e auspici dell’esecutivo, nemmeno informato per il cambio ai vertici – il colosso francese ora gradisce avere buoni, o quanto meno non ostili, rapporti con l’esecutivo.
IL NODO MEDIASET
In effetti sono diverse le partite complicate in corso da parte di Vivendi in Italia. Non solo l’avvio dell’indagine Antitrust sulla condotta di Tim sui bandi Infratel, per verificare eventuali pratiche anti concorrenziali dell’azienda capeggiata da Cattaneo. Ma anche e soprattutto la diatriba legale con Mediaset per la mancata acquisizione di Premium. C’è poi la decisione in fieri dell’Agcom, che ha ingiunto al gruppo francese di scendere in Tim o Mediaset entro il 19 aprile del 2018 per risolvere la posizione dominante nel mercato delle Tlc e dei media.
DOSSIER BANDA LARGA
Ma le ultime iniziative del capo azienda di Tim paiono in contraddizione con questi intendimenti transalpini. Prima la decisione a sorpresa di Cattaneo di far partecipare l’azienda alle gare nelle zone anche periferiche per la banda larga, facendo così imbestialire il governo che attraverso Open Fiber (la società di Enel e Cassa depositi e prestiti) punta proprio a realizzare la fibra ottica. La mossa di Cattaneo, secondo alcuni esperti del ramo, potrebbe far sorgere gli estremi per aiuti di Stato vista la competizione tra un soggetto privato (Tim) e uno in cui lo Stato (attraverso il Tesoro, che controlla Cdp).
LE DUE DOMANDE
Cattaneo così ha difeso solo gli interessi dell’azienda? Scrive oggi Francesco Manacorda su Repubblica: “E’ difficile pensare che l’ad di Telecom non fosse conscio che il suo atteggiamento da cowboy non avrebbe irritato gli azionisti francesi, già abbastanza carichi di interessi e di guai in Italia. Che abbia cercato anche lui lo scontro con il socio forte in un’ottica – di sicuro redditizia – di breve periodo?”.
LA PARTITA SPARKLE
Per non parlare della sortita di Cattaneo sull’acquisto di Metroweb che ha provocato le ire dei vertici della Cassa depositi e prestiti presieduta da Claudio Costamagna e guidata dall’ad, Fabio Gallia. Nella sortita si toccava il dossier Sparkle, la società strategica di Tim nodo del contendere secondo il Messaggero. Il numero uno di Tim nel corso di un’audizione alla Camera aveva parlato di “richieste irricevibili” – confermabili da testimoni come ha ribadito anche la stessa Telecom -, in merito al tentativo di rilevare il 51% di Metroweb (ora OpenFiber dopo essere stata rilevata da Enel). Secondo Cattaneo in cambio della quota di controllo nella società sarebbe stato chiesto il 100% di Telecom Sparkle. “Se avessi fatto una cosa del genere, avrei preso un’azione di responsabilità”, ha detto Cattaneo, dal momento che il fatturato di Sparkle valeva in quel momento 13 volte più di quello di metro Web.
LE NUOVE VOGLIE DI BOLLORE’
Inoltre, Vivendi puntava a un nuovo rapporto con Mediaset: “Bolloré – ha scritto nei giorni scorsi Federico De Rosa del Corriere della Sera – voleva tentare il riavvicinamento a Cologno schierando Tim, con una dotazione finanziaria importante, a fianco del Biscione in modo da garantire a Premium i diritti del calcio. Cattaneo si è spinto fin dove poteva, ma l’accordo è saltato. E Bolloré non avrebbe gradito. Secondo alcune voci, a suo tempo a Cattaneo sarebbe stato anche chiesto di focalizzarsi sul piano di convergenza con Mediaset, come previsto dai programmi di Vivendi”.
I RISULTATI, I NUMERI E LA BORSA
La buonuscita di Cattaneo si basa sui risultati centrati dunque è composta anche di premi e bonus: “Il primo obiettivo Cattaneo lo ha raggiunto segnando alla fine dell’anno scorso un bilancio con 1,5 miliardi di efficienze, 8 miliardi di margine operativo e 1,8 miliardi di utile netto. Missione compiuta dunque, come gli ha riconosciuto anche Bolloré”, secondo il Corriere della Sera. Però il Sole 24 Ore con Antonella Olivieri si chiede: “Qual è l’interesse aziendale a corrispondere un assegno di decine di milioni di euro a un manager che in poco più di 15 mesi ha recuperato più di 1 milione di ebitda? Sembra un po’ debole la spiegazione che dopo una fase di ristrutturazione (termine atipico per un gruppo come Telecom che già godeva dei margini più alti fra gli incumbent europei) adesso si vuole cambiare passo”. Ma se Piazza Affari ha (sempre?) ragione, ha punzecchiato Andrea Montanari su Facebook, la gestione Cattaneo non è stata sufficiente: meno 14,83%.
L’ARRIVO DELL’ISRAELO-BRASILIANO
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, con tutta probabilità, è stata la voce rilanciare giorni fa da agenzie straniere secondo cui Vivendi puntava come direttore generale di Tim su Amos Genish, attuale responsabile della strategia di convergenza di Vivendi che in passato non aveva esitato a criticare il colosso francese… Strano? Allora leggete il ritratto di Genish scritto da Laura Magna per Formiche.net. Eccolo.