La Commissione europea si prepara a fronteggiare il nuovo disegno di legge americano sulle sanzioni alla Russia. Il Financial Times e Politico hanno preso visione in esclusiva di una nota interna preparata dal presidente Jean Claude Juncker in vista della riunione di mercoledì 26 luglio. Nel documento c’è scritto che l’Ue dovrà tenere pronte misure di rappresaglia da eseguire “in pochi giorni” se all’interno della nuova normativa americana dovessero finire coinvolte anche aziende europee che lavorano con la Russia soprattutto sul settore dell’energia.
LE NUOVE SANZIONI
Domenica, in un raro passo bipartisan, repubblicani e democratici statunitensi hanno trovato una quadra per ampliare il regime sanzionatorio contro la Russia (motivo: la crisi ucraina e le interferenze alle presidenziali). La legge – che tra le altre cose limita i poteri fin qui detenuti dal presidente rendendo necessario l’avallo del Congresso qualora la Casa Bianca decidesse un allentamento delle sanzioni – prevede che restrizioni alla possibilità di dare credito a società russe e alle aziende russe del settore energetico e militare. Questo, secondo l’UE, rischia di diventare un problema per diverse ditte europee.
LE PREOCCIPAZIONI UE
Stante la strada fluida prevista per il disegno di legge americano, Bruxelles ha alzato le sue preoccupazioni. Potrebbero infatti essere colpite in primis le aziende che lavorano con le controparti dell’energia russa sul Nord Stream 2, il grande gasdotto che è tra i principali interessi strategici tedeschi. L’Europa dice che potrebbero anche essere coinvolti diversi altri progetti, come la manutenzione fatta da aziende europee ai gasdotti ucraini, o il campo gasifero a largo dell’Egitto (dove è presente l’italiana Eni) e il Southern Gas Corridor che taglia il Caspio; ma contraccolpi potrebbero esserci anche nei settori ferroviario, finanziario, della navigazione o delle miniere. Le società europee potrebbero trovarsi in difficoltà: scegliere se continuare con questi lavori e subire eventuali misure sanzionatorie, oppure mollare affari importanti pur di non cadere sotto la scure americana.
L’INDEPENDENZA UE
Il Financial Times scrive che “i preparativi a Bruxelles rispecchiano anche la crescente frustrazione dell’Ue per uno strappo economico unilaterale [voluto] da Washington”. Juncker chiede esplicitamente che attraverso una dichiarazione pubblica Washington (come già fatto nel 2014) metta nero su bianco che i poteri discrezionali affidati ai congressisti non includano aziende europee, e rivendica l’indipendenza di Bruxelles secondo cui nessuna decisione basata su leggi extraterritoriali americane è esecutiva nell’UE (è regolamento del Consiglio 2771/96, spiega Politico). “Stiamo attivando tutti i canali diplomatici per indirizzare queste preoccupazioni agli Usa. Per noi l’unità del G7 riguardo le sanzioni è di importanza cruciale così come l’implementazione dell’accordo di Minsk” ha dichiarato il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas.
IL PERCORSO DELLA LEGGE
La nuova misura legislativa americana potrebbe essere operativa entro fine agosto: martedì verrà votata alla Camera (dove si presume un riscontro positivo visto l’appoggio bipartisan), poi tornerà al Senato e se non ci saranno modifiche approderà nello Studio Ovale. Il presidente, nonostante la limitazione dei suoi poteri prevista dal disegno di legge, è messo alle strette: la situazione del Russiagate è un peso per cui un veto sarebbe oggetto di polemiche nel Congresso e tra i cittadini. La portavoce Sarah Huckabee ha già detto che il presidente sostiene il percorso della legge perché la Casa Bianca ha lavorato con i congressisti sul testo.