Dopo avere passato giorni a parlare del valore delle parti di Fiat Chrysler Automobiles e dopo settimane di indiscrezioni sull’interesse da parte di gruppi cinesi, ieri si è tornato a parlare di Fca per motivi industriali, ipotizzando lo scorporo dei marchi Maserati e Alfa Romeo. In realtà si tratta di uno scenario di cui MF-Milano Finanza aveva già dato conto circa un mese fa e che comunque da anni viene preso in considerazione dagli analisti di mezzo mondo, proprio perché in grado di estrarre valore per la casa automobilistica torinese. «L’ultimo atto del lungo mandato di Sergio Marchionne (in foto) sulla tolda del Lingotto (il manager è al posto di comando dal 2004) avverrà nel primo semestre 2018, quando Fca lancerà un nuovo piano industriale al 2022 in cui non sono escluse nuove dismissioni o scorpori», scriveva questo giornale in luglio (si veda estratto in pagina). Guarda caso ieri in mattinata Jefferies in un corposo report su Fiat Chrysler ha scritto proprio come ai vertici del gruppo stia crescendo l’idea di rendere «indipendenti» Alfa Romeo e Maserati, ipotesi poi rinforzata nel pomeriggio da Bloomberg che ha sostanzialmente ribadito un interesse di Fca a valutare questo dossier. D’altronde sembra oggi più che d’attualità la considerazione che le parti di Fca non esprimano a pieno il loro valore intrinseco, anzi quasi l’opposto. Le varie banche d’affari stanno infatti pian piano rivedendo i loro giudizi e alzando i target, indipendentemente da se, quando e come si concretizzeranno gli interessi del gruppo cinese Great Wall su tutta Fca o solo sul marchio Jeep.
L’ipotesi di estrarre valore dal gruppo della famiglia Agnelli piace ovviamente a Piazza Affari. Il titolo ieri ha chiuso in rialzo del 5,75% toccando il massimo storico a 12,13 euro. Dall’11 agosto, in otto sedute le azioni di Fca hanno guadagnato quasi il 24% e anche il titolo Exor (che ieri ha chiuso in rialzo dell’1,43% a 53,3 euro) nel periodo in questione si è rivalutato del 6,6%.
Per passare ai numeri, gli analisti di Mediobanca Securities ieri hanno assegnato a Maserati un enterprise value di 2,6 miliardi, a Alfa di 3 miliardi e agli asset del settore componentistica (Magneti Marelli, Teksid, Comau) un ev di 4,183 miliardi. La valutazione della somma delle parti di Fca è stata realizzata senza includere alcun premio: il risultato è un enterprise value totale del gruppo di 41,9 miliardi e un equity value totale è di 28,969 miliardi, contro una capitalizzazione di mercato di 17,7 miliardi. Anche Jefferies, come detto ieri, ha rivisto la somma delle parti di Fca e alzato il target price da 13 a 16 euro vista la probabilità di cambiamenti nella struttura del gruppo. «Il nostro precedente target price era basato esclusivamente sul de-leveraging organico», spiegano gli analisti di Jefferies, mentre ora «il nostro modello ci porta ora a 18 euro per azione senza tirare i multipli ai livelli di un’eventuale offerta». Parlando della possibile operazione con Great Wall gli analisti ritengono che uscire dalla logica dei volumi sia una priorità strategica per Exor e che gli eventuali problemi politici «potrebbero essere gestite in una transazione senza sovrapposizione, con simili esigenze di investimento e nessuna implicazione di sicurezza nazionale». Ma sempre secondo gli analisti di Jefferies anche l’idea di Maserati/Alfa-Romeo indipendenti sta crescendo. «Un nuovo gruppo appena nato con ricavi al 2018 pari a circa 10 miliardi di euro e un ebit di 800 milioni avrebbe un enterprise value vicino a 5 miliardi, pari a 0,5 volte le vendite e 6 volte l’ebit o 3 euro per azione».
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)