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Che cosa cela il dibattito sullo Ius soli

Pisapia

Mentre ormai il caldo agostano spinge gli italiani a qualche giorno di vacanza, la politica si prepara alle prossime elezioni, senza ancora la certezza della legge elettorale e della data precisa in cui si voterà.

Dopo che Rosato ha dichiarato finita la legislatura, le recenti affermazioni di Pisapia, e la sua politica degli abbracci, si allarga anche al ministro Martina.

Il tema è caro alla sinistra, e quindi caro a un personaggio di raccordo che vorrebbe essere sintesi delle varie istanze progressiste. Innanzitutto lo Ius soli, che la maggioranza vorrebbe approvare in fretta e furia prima dello scioglimento delle Camere, e poi i temi ambientalisti, vero e proprio leitmotiv della sinistra eterna.

Tutto naturale, si direbbe, se non fosse che ad opporsi a questi progetti non vi sia una controparte altrettanto coerente, determinata e specialmente compatta.

L’Italia è un Paese strano. Il suo popolo è tra i più moderati e conservatori del mondo occidentale, ma la sua rappresentatività invece cade regolarmente nell’oblio, almeno da quando non vi è più un partito com’era la Dc a raccogliere in unità le sue diverse sensibilità. Il pallino della politica, l’agenda dei temi, è e resta costantemente in mano ai progressisti che oggi si fanno portatori, morta in apparenza l’ideologia collettivista di un tempo, dei suoi nuovi ideali di allargamento della cittadinanza, di villaggio globale e di decostruzione sistematica del buon senso della classe media.

Prima con l’Europa, poi in polemica con l’Unione, prima con Prodi e poi contro il professore, prima tutti contro Renzi, poi tutti con lui, e infine divisi su di lui, ecco che il centrosinistra oggi vive degli auspici di Pisapia, delle polemiche contro-rottamatrici di D’Alema, ma sempre all’insegna del progressismo, renziano o no che sia.

Forse questo fatto dovrebbe dire qualcosa d’importante non soltanto a Forza Italia, ma anche a M5S e ai centristi titubanti. Certo, l’importante per tutti ora è essere rieletti: chi vorrebbe negare questa priorità altamente politica e disinteressata. Ma, al di là delle battute, il cuore del centrodestra è e resta opporsi alle idee e al potere di sinistra, in particolare a questo andare verso la distruzione dello Stato nazionale in nome di astrazioni metafisiche rarefatte, ribadendo la centralità che ha la realtà vera in cui vivono gli italiani, la cruciale priorità dei cittadini, delle loro famiglie, dei loro risparmi, del loro lavoro, delle loro imprese, dei loro figli e nipoti.

Noi non abbiamo bisogno di dare cittadinanza, perché diamo già diritti a tutti, abbiamo bisogno di Stato, autorità, libertà e sicurezza. Abbiamo bisogno semmai di tenerci qualcosa di nostro, dopo che il mondo si è preso tutta la nostra economia e ricchezza; di mantenere l’unico potere democratico che abbiamo, vale a dire il diritto di voto e di esprimere una volontà politica nostra. Non abbiamo bisogno di ecologismo, ma di una politica industriale concreta che ci faccia crescere anche mediante la tecnologia ambientale e il rispetto della terra.

L’Italia ha bisogno del centrodestra perché la sinistra c’è già e c’è sempre stata.

All’ortodossia del centrosinistra è necessario che si affianchi un progetto conservatore e liberale serio, che abbia come primo obiettivo difendere la particolarità della nostra comunità da chi legittimamente vuol programmare la sua trasformazione incerta e pericolosamente distruttiva, contro le false riforme del potere e la politica delle idee universali.

Si chiami M5S, Lega o Nuovo Popolo della Libertà cambia poco. Quello che conta per molti di noi è sapere che dobbiamo scegliere di essere progressisti e non dobbiamo accettare come ineluttabile il morire ideologicamente guidati a senso unico dalla sinistra perché il centrodestra non sa trovare la quadra e non riesce ad avere la forza di opporsi politicamente e democraticamente a questo progetto ideologico errato e non maggioritario, malgrado sia e resti potente, risoluto e organizzato.


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