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Le comunicazioni militari tra russi e americani in Siria sono “cordiali, disciplinate, professionali”

La grande base americana ad Al Udeid, in Qatar, non è solo l’hub di CentCom, il comando che segue le operazioni militari del Pentagono dall’Egitto all’Afghanistan, ma è anche il cuore attivo delle comunicazioni military-to-military tra americani e russi. Si tratta del canale di sicurezza che Washington e Mosca hanno attivato per evitare incidenti durante le sovrapposizioni delle missioni in Siria.

“I russi sono professionali, cordiali, disciplinati” ha detto alla Reuters il generale Stephen Towsend, capo delle truppe americane in Iraq. E pensare che ad aprile i fan internazionali del presidente Vladimir Putin esaltavano la decisione muscolare del russo di chiudere le comunicazioni dopo la pioggia di Tomahawk che Donald Trump ordinò in rappresaglia all’attacco chimico del regime su una base siriana. Il canale è fondamentale, però. Successivamente Mosca annunciò di nuovo a gran voce l’interruzione unilaterale delle comunicazioni (e giù altre acclamazioni, ovviamente) dopo che a giugno gli americani abbatterono un jet del regime nel primo duello aereo dal 1999 – e in quegli stessi giorni tirarono giù, sempre sui cieli siriani controllati dai russi, due velivoli senza pilota iraniani.

Phil Stewart della Reuters è entrato a inizio agosto nella Combined Air Operations Area della base americana in Qatar, ed è lì, dove due bilinguisti russi curano direttamente le conversazioni, che uno dei funzionari con cui il reporter ha parlato gli ha raccontato dell’abbattimento del Su-22 siriano di giugno. C’erano due F-22 Raptor partiti da Ul Udeid, c’erano due caccia russi che hanno osservato live la scena dall’alto a distanza discreta. Il Sukhoi siriano era pronto a colpire una componente ribelle che combatte sul fronte meridionale, nei pressi del confine giordano, affiancata dalle forze speciali americane. A quel punto, uno degli F-22 ha fatto fuoco, mentre l’altro si trovava a una quota ancora più elevata dei jet russi.

“A volte le telefonate sono tese”, la situazione è “in generale complicata” ha detto all’agenzia inglese il comandante delle forze aeree americane in Medio Oriente, il generale Jeffrey Harrigian: ci siamo trovati a gestire momenti delicati, è vero, ma tutto è proceduto regolarmente in questi mesi, ha spiegato (e dunque, anche alla luce del racconto di ciò che è avvenuto col Su-22 siriano, le dichiarazioni sulla chiusura del canale di comunicazione uscite dal Cremlino erano più che altro propaganda?). La scorsa settimana, durante una visita in Giordania, il segretario della Difesa americano, James Mattis, mentre parlava della situazione sul fronte sud della guerra allo Stato islamico, ha spiegato che gli Stati Uniti “non hanno nessuna comunicazione con il regime”, noi, ha detto Mattis, “ci sentiamo” con i russi. Giornalmente ci sarebbero 10-12 chiamate sulla linea condivisa: sono contatti per evitare spiacevoli sovrapposizioni che trasformano la base in Qatar nell’unico luogo di effettiva cooperazione tra Russia e Stati Uniti.

 

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