L’ennesima strage islamista si è consumata sulle nostre strade e noi siamo ancora qui, storditi, ad interrogarci sulle cause di questa violenza inaudita. Il volto imberbe dei carnefici – tutti tra i 17 e i 24 anni, ragazzotti felici della loro condizione di neo-cittadini del Paese della sangria e delle corride, della movida e della siesta – aumenta a dismisura la nostra inquietudine per un fenomeno, l’impeto jihadista, che nessuno è in grado di controllare, tanto meno arginare. Non solo non abbiamo risposte, ma quelle che ci vengono fornite dalla solita intellighenzia salottiera e oracolare sono, di nuovo, insoddisfacenti. L’islam non c’entra, ci viene detto. L’islam è pace, ci ripetono quei musulmani che prendono le distanze dalla furia omicida dei loro correligionari, sventolando cartelli che si affiancano a gessetti e lumini.
Davvero, l’islam non c’entra ed è semmai un culto sereno e addomesticato, da cui promanano irenismo e fratellanza? Davvero la tirannia della morte distribuita a casaccio da furgoni e coltelli non ha nulla a che spartire con il Corano, libro sacro a un miliardo e mezzo di fedeli che ne venerano gli insegnamenti e mai osano metterli in discussione? È ora di dirlo a chiare lettere che queste verità di comodo non ci convincono e anzi ci irritano. Perché è evidente, lampante, che l’islam non è parte della soluzione, ma del problema.
Volete una prova? Dopo i fatti di Parigi del 13 novembre 2015, l’attentato più sofisticato commesso dallo Stato islamico in Europa, la casa madre del jihad produsse e fece circolare un video, uno dei tanti che la propaganda jihadista è usa realizzare per celebrare le sue imprese e aizzare i simpatizzanti sparsi per il mondo. Il filmato, concepito per mettere il sigillo sull’impresa efferata dello Stade de France e del Bataclan, mostrava a volto scoperto i terroristi che quel venerdì sera nella “capitale della corruzione” seminarono la morte tra 130 cittadini francesi e di altre nazionalità, tra cui la nostra Valeria Solesin. Dopo aver mostrato il loro orgoglio, impettiti, i jihadisti sgozzavano davanti alle telecamere, nel classico rituale del coltello affilato, le loro vittime sacrificali, lanciando messaggi intimidatori all’Occidente che osava bombardare le roccaforti del califfato.
Volete sapere come si intitolava, quel lungometraggio per noi delirante ma in realtà lucido ed eloquente? “Uccideteli ovunque li incontriate”. Che non è uno slogan partorito da menti pervertite di uomini contemporanei, ma una citazione coranica, dalla sura 2, versetto 191. Parola di Dio “increata”, dunque, secondo la teologia islamica che reputa il Corano essere stato dettato da Allah, tramite l’Arcangelo Gabriele, a Maometto. Corano increato, dunque indiscutibile, dunque da seguire e applicare alla lettera, senza mediazione della fallace ragione umana. Istruzioni che sono comandamenti, per quei “sottomessi” (muslim) al dettato divino che sono i musulmani.
Questo esempio è solo uno dei tanti che potremmo produrre per evidenziare come l’ideologia mortifera che ha prodotto il califfato e schiere di jihadisti pronti a immolarsi e a uccidere per la causa abbia molto, ma molto a che fare con la religione islamica. L’islam è il principio attivo, la grammatica di base della mentalità criminale dei terroristi che seguono fedelmente i dettami della loro religione arrivando a compiere stragi in nome del loro Dio. Il vero musulmano è colui che osserva scrupolosamente l’insegnamento del profeta, latore di un messaggio arrivato dal cielo che comprende istruzioni violente da seguire alla cieca, senza filtri non ammessi quali l’ermeneutica, la filologia o le scienze del linguaggio. Discipline che non sono ammesse, nella rigoristica teologia dell’islam, perché parto della ragione umana, che non ha alcun ruolo ammissibile in una religione perfetta all’origine.
Non ci si può stupire, dunque, se i musulmani integralisti ci uccidano. Perché il fondamentalismo islamico è questo: devozione assoluta alla parola di Dio da parte dei seguaci una religione che non ha sacerdoti ed interpreti, ma solo guide (imam) alla preghiera. E non è un caso che il ringleader del commando che ha fatto 15 morti e centinaia di feriti in Catalogna fosse proprio un imam. Un pifferaio della violenza coranica che ha solo fatto il suo dovere di bravo musulmano, convincendo un branco di giovinastri a osservare il dettato di Allah che impone di comminare la morte a chi ha la sventura di essere infedele, dunque renitente alla sottomissione.
Il Corano non ci lascia scampo: o ci convertiamo, oppure saremo costretti a farlo con la violenza o, in caso di rifiuto, saremo avviati alla morte. La missione dell’islam è la conquista universale, l’annessione di tutto l’ecumene con i suoi abitanti. Che dovranno scegliere se convertirsi o, in alternativa, umiliarsi a vivere come cittadini di serie B e pagare la jizya, la tassa obbligatoria per le minoranze religiose “protette” (dhimmi), ovvero, in caso di resistenza armata alla conquista, sottoporsi alle estreme conseguenze, vale a dire perire sotto i colpi delle armate di Maometto.
Questo è l’islam. Tutte le altre verità sulla religione dei nostri carnefici sono solo pie, e a questo punto imperdonabili, illusioni.