Il ministro delle Comunicazioni israeliano, Ayoub Kara, ha detto che il suo governo ha intenzione di chiudere l’ufficio di corrispondenza di al Jazeera nel Paese ed espellere il network qatarino da Israele.
LA DECISIONE ANTICIPATA DA BIBI
La decisione, di cui due settimane fa aveva parlato anche il primo ministro Benjamin Netanyahu (che su Twitter ha detto che la dichiarazione di Kara segue direttive condivise), si pone apparentemente sulla scia delle azioni contro Doha prese dai Paesi di un blocco guidato da sauditi ed emiratini: Arabi Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania, hanno già preso severi provvedimenti contro al Jazeera come misura sanzionatoria contro il Qatar, formalmente accusato di finanziare gruppi terroristici e isolato diplomaticamente da tutti i suoi vicini del Consiglio della Cooperazione del Golfo.
LA POSIZIONE ISRAELIANA…
Gerusalemme formalmente non ha relazioni diplomatiche con i sauditi – che guidano l’azione isolante –, sebbene negli ultimi anni ci sia stato un riavvicinamento tra i due Stati anche e soprattutto in un’ottica di contenimento dell’Iran, nemico esistenziale sia delle monarchie sunnite del Golfo, sia dello stato ebraico. Le relazioni che il Qatar tiene con l’Iran, più aperte rispetto alle volontà saudite, sono uno dei motivi informali del blocco diplomatico imposto a Doha. Kara segue una linea indipendente, si fa portavoce di un governo che già dal conflitto del 2014 persegue questa idea (ai tempi per bocca dell’attuale ministro degli Esteri Avigdor Lieberman) e accusa il media – che è in parte di proprietà della famiglia regnante in Qatar – di fomentare le posizioni islamiste palestinesi contro Israele; e, in ordine cronologico, di essere corresponsabile delle azioni violente di queste ultime settimane.
… E I PUNTI IN COMUNE CON RIAD
Il ministro israeliano ha usato termini molto simili a quelli dei Paesi che stanno combattendo la guerra diplomatica con Doha: ha detto che al Jazeera “dà incitamento ai terroristi” e accusandola di essere diventata “un tool” per Isis, Hezbollah e Iran. Non è chiaro al momento fin dove le misure richieste da Kara possano spingersi, anche perché sospendere le trasmissioni alla rete qatarina, e soprattutto chiudere il suo ufficio di Gerusalemme, è una questione dai mille cavilli legali: più facile che il governo decida di ritirare le credenziali di accesso agli incontri stampa ai suoi giornalisti, come per esempio già fatto nel caso della conferenza stampa di accuse.
IL POTERE REGIONALE
Il capo dell’ufficio di Gerusalemme di al Jazeera, Walid Omary, ha detto che Netanyahu è colluso con i governi sunniti del Golfo contro il Qatar. Questi stessi governi a inizio luglio avevano fornito una lista di 13 cose da fare perché i rapporti con Doha si potessero riaprire: tra i punti, chiudere al Jazeera – l’offerta è stata respinta dal Qatar. “Mentre non sorprende che i regimi regionali vorrebbero vedere la chiusura di al Jazeera, perché Israele, una delle sole democrazie funzionali autoproclamate della regione, vuole silenziarne la voce?” ha scritto Omary in un op-ed per Haaretz in cui a inizio agosto rispondeva alla prima denuncia di Netanyahu. “La democrazia ha dei limiti”, dice Kara quasi in risposta. Ironia della sorte: da quando nel 1996 fu creato, il network qatarino si porta dietro l’accusa delle posizioni più intransigenti arabe di essere pro-Israele; al Jazeera è stato la prima rete televisiva araba a dar voce a commentatori e opinioni israeliane. Però “i mezzi indipendenti e la verità indipendenti siano pronti per essere sacrificati come danni collaterali nella politica di potere della regione” scrive Omary.