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Vi racconto il buco nell’acqua realizzato da de Magistris a Napoli

LUIGI DE MAGISTRIS , napoli

È l’Abc dell’acqua. Uno dei rari esempi di azienda speciale di diritto pubblico che, da società partecipata, gestisce il servizio idrico nella città di Napoli. Sta tutto nel nome: Abc, ovvero Acqua bene comune. Un acronimo che, da qualche giorno, ha trovato spazio sulle prime pagine dei quotidiani locali in seguito alle dimissioni del cda, accompagnate da una dura relazione da parte dei vertici dell’acquedotto. Nel dossier si parla di “rischio che si fermino le macchine”, un’eventualità che “potrebbe comportare serie conseguenze, anche di natura penale, in caso d’inevitabile scarico a mare”. Quella relativa alla difficile situazione di Abc è una delle pratiche più urgenti sulla scrivania del sindaco di Napoli e segretario di demA, Luigi de Magistris (nella foto).

PRIMATO ITALIANO

Al referendum del 12 e 13 giugno del 2011, con Silvio Berlusconi al governo, il 54% degli italiani si disse contrario alla privatizzazione dell’acqua. Nonostante l’esito della consultazione, nella gestione del servizio idrico cambiò poco o nulla. Napoli fu una delle eccezioni. Nel settembre dello stesso anno, la giunta de Magistris, in carica da pochi mesi, approvò una delibera che trasformò l’Arin, la società di gestione delle risorse idriche, in Abc. Un passaggio cruciale. E un motivo di vanto per i nuovi amministratori. “Siamo i primi in Italia a rendere attiva la volontà cittadina che s’è espressa col referendum del giugno scorso”.

DAL COLOSSO AL COLLASSO

Sei anni dopo, Abc è in difficoltà. La situazione della partecipata è stata riassunta da Emilio Di Marzio, ex portavoce del governatore Pd della Campania, Vincenzo De Luca, e consigliere d’amministrazione del teatro Stabile di Napoli. Dopo aver ricordato la trasformazione da Arin ad Abc, Di Marzio, su Facebook, ha parlato di “un’azienda praticamente fallita: 16 milioni di euro sono dovuti al Comune per i dividendi del 2013, 35 milioni di euro circa di servizi forfettari e fontane idriche che il bilancio comunale non riconosce all’azienda. Siamo al collasso”.

NIENTE PAGA PER GLI AMMINISTRATORI

Pochi giorni fa, il presidente di Abc, Marina Paparo, s’è dimessa dall’incarico insieme con l’intero cda. “Il carattere totalizzante del ruolo e la necessità di definire nuove strategie condivise”, ha spiegato Paparo in una lettera inviata de Magistris, “richiedono tempo ed energie di cui non posso più disporre”. Incassate le dimissioni irrevocabili, il sindaco ha precisato che “non sono frutto di alcuna tensione, conflitto o problema. Abc, come tutte le altre aziende dell’amministrazione, vive questioni finanziarie complicate”. Di Marzio, nel suo post, ha ricordato come gli amministratori di Abc siano “obbligati a lavorare gratis”. “Regola che”, ha detto de Magistris, “credo vada rivista”.

I VESTITI DEGLI OPERAI

Un paio di settimane prima delle dimissioni del cda, al presidente Paparo era arrivata una relazione sul “monitoraggio bimestrale sul ciclo idrico integrato” firmata dai tecnici interni di Abc. “A tutt’oggi”, scrivevano, “rispetto alle richieste formulate a novembre 2016, molteplici problematiche non risultano ancora risolte e s’accumulano con evidente e preoccupante ritardo”. Criticità legate alla mancanza di fondi e automezzi, sino all’abbigliamento degli operai: “Il vestiario distribuito, trattandosi di vestiario invernale, non è idoneo. Solo recentemente sono stati consegnati i capi estivi”.

I FEDELISSIMI DI DE MAGISTRIS

Ora, per de Magistris, è tempo di nuove nomine. “Nomineremo una figura interna per traghettare la società”, ha sottolineato il sindaco, “poi sceglieremo un profilo d’alto spessore, come è stata Paparo”. Per la carica di commissario straordinario, de Magistris pare intenzionato a scegliere tra due nomi che ben conosce: Salvatore Palma, ex assessore comunale al Bilancio, e Alberto Lucarelli, ex responsabile dei Beni comuni. Lucarelli, in particolare, era stato uno dei principali fautori del passaggio da Arin ad Abc. “Siamo i primi in Italia a rendere attiva la volontà cittadina che s’è espressa col referendum del giugno scorso”. Quelle parole, nel 2011, le aveva pronunciate lui.


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