C’è un passaggio della recente cronaca politica che non mi è chiaro. Quando si parla di legge elettorale, i Renzi boys (e girls) continuano a sostenere che l’Italicum è caduto insieme alla legge Boschi “ammazza Costituzione”, il 4 dicembre scorso. Non era vero, dunque, che si trattava di questioni diverse e separate.
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Ricordo che nell’estate del 2011 (allora ero deputato di maggioranza) sostenni con una dichiarazione pubblica (ripresa dalla stampa) che era venuto il momento di un governo tecnico. Pochi mesi dopo fui accontentato. L’avevo azzeccata. Chissà. Se provassi a dire che entro la fine dell’anno l’Italia deve essere affidata alle cure della Trojka, mi presteranno attenzione?
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Harry Truman soleva dire che il tavolo del presidente è il punto dove finisce lo scaricabarile. Ne prenda buona nota Silvio Berlusconi. Giorgio Napolitano si inventò il risorgimento arabo, ma gli aerei, a bombardare Gheddafi, non ci andarono a sua insaputa.
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Nell’albergo in cui ero in vacanza c’era vicino al mio tavolo una famigliola – padre, madre e due figli, un maschio di circa 5 anni ed una femmina che ne dimostrava più o meno tre – che si presentava puntuale a pranzo e a cena. Prima ancora di ordinare, il padre estraeva da una valigetta gialla due grandi cuffie auricolari e due smartphone. Dopo che i figli avevano indossato le cuffie, il padre distribuiva gli apparecchi sintonizzati ai cartoni animati giapponesi. I due ragazzini consumavano il pranzo e la cena in questo modo, senza distogliere gli occhi dai video. Il loro destino è segnato: sono condannati a votare, da grandi, per il M5s.