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Repubblica, ecco come Scalfari si smarca da Pisapia e occhieggia a Renzi

(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)

L’ultimo strappo di Eugenio Scalfari – ultimo in ordine di tempo naturalmente, augurandogli personalmente una vita ancora più lunga di quella accumulata sinora con i 93 anni compiuti il 6 aprile – è davvero clamoroso sul piano politico e professionale. Politico, perché – come spiegherò – incita Matteo Renzi a non perdere tempo a inseguire chi è già uscito dal Pd come Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, e neppure l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che si è proposto praticamente come pontiere fra di loro e altri ancora. Professionale, perché nel suo ruolo di fondatore e editorialista principe di Repubblica, i cui articoli domenicali aprono il giornale diretto ora da Mario Calabresi, e posseduto praticamente dalla famiglia di Carlo De Benedetti, si è staccato dalla linea del quotidiano. Che è stata, almeno sino a ieri, di sostegno al ruolo e agli obiettivi, per quanto non ben definiti o chiari, di Pisapia.

Con l’aria di volere sfidare Renzi a dire finalmente se si sente o no un uomo di sinistra, precisando di averglielo chiesto inutilmente altre volte direttamente, senza passare per i propri editoriali, Scalfari gli ha facilitato al massimo una risposta positiva abbassando – diciamo così – il livello dell’asta di una sinistra da lui considerata moderna.

In particolare, dopo un excursus storico e filosofico che ha cercato lodevolmente di contenere al massimo citando uomini e fatti, Scalfari ha detto che ci si può sentire e dichiarare di sinistra, quando si vuole “sollevare le condizioni del popolo, la sua occupazione, il suo reddito, la sua consapevolezza culturale e politica”.

Messa così l’identità della sinistra, senza addentrarsi in alcuno dei dettagli, o problemi, a cominciare da quello dell’immigrazione, che pure alimentano il confronto fra e nei partiti di quell’area estesa dal Pd a ciò che resta del movimento di Nichi Vendola e oltre, bisogna ammettere che vi si possono riconoscere tutti: anche Silvio Berlusconi. Non parliamo poi di Angelino Alfano e di altri centristi con i quali Renzi si mostra quanto meno tentato di accordarsi dopo, ma anche prima delle elezioni. L’intesa con i quali consentirebbe al segretario del Pd di realizzare né più né meno che un centrosinistra, con o senza il trattino, come preferite.

Se si sente un uomo di sinistra alle condizioni poste da Scalfari, cui si deve aggiungere quella, anch’essa però riconosciuta al segretario del Pd, di un’azione concreta a favore di un’Europa federale e non solo confederale, cioè di un’Europa più unita e forte, a dispetto delle posizioni di leghisti, grillini e post-missini, Renzi – ha scritto il fondatore di Repubblica – “non ha bisogno di Pisapia, Bersani o D’Alema” per aspirare col suo partito al governo, e magari anche per tornare a Palazzo Chigi. Ma a quest’ultimo obiettivo, in verità, Scalfari non è arrivato. Sarà forse il prossimo strappo.

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