Hanno scritto direttamente al Papa i consiglieri evangelici di Donald Trump. Chiedono udienza a Santa Marta e dintorni per chiarire i contenuti dell’articolo di Civiltà Cattolica di un mese fa sui fondamentalismi americani e rilanciare con Francesco i possibili campi di lavoro comune tra protestanti e cattolici. Un’iniziativa che sembra andare oltre la difesa del “loro” presidente. Emerge piuttosto come in certi ambienti è stato letto il saggio di Antonio Spadaro e Marcelo Figueroa: inaspettato colpo (o suo aggiornamento) al dialogo ecumenico tra cattolici ed evangelici. Proprio quella galassia di chiese a cui Papa Francesco guarda con particolare attenzione, con cui intrattiene rapporti di amicizia e che ha più volte incontrato.
DA WASHINGTON A ROMA PER FAR PACE
La lettera, diffusa ieri dal Time, è stata portata il 3 agosto all’arcidiocesi di Washington e ad altri intermediari perché la consegnino a Bergoglio. A nome di altri evangelical, la firma Johnnie Moore, consulente religioso di Trump e membro della National Association of Evangelicals che rappresenta una quarantina di denominazioni evangeliche e 45mila chiese degli Stati Uniti. “Anziché sentirci offesi, abbiamo scelto di cercare di fare pace. Siamo disposti a prendere un aereo anche domani per tentare di creare uno spazio di dialogo anziché di conflitto”, spiega Moore. Nella lettera si elogiano l’impegno di Bergoglio “per i poveri, gli sforzi per costruire ponti e diffondere la dottrina della misericordia”. Eppure, scrive, “in un momento in cui i cristiani sono perseguitati come forse mai prima nella storia, assistiamo ad un’operazione che divide i cattolici e gli evangelici”. Per questo si chiede un incontro, “per trovare i modi in cui possiamo cooperare su questioni di grande preoccupazione per tutti”.
“CHI SONO LORO PER GIUDICARE?”
Nel loro articolo, Spadaro e Figueroa bistrattavano “un sorprendente ecumenismo tra fondamentalisti evangelicali e cattolici integralisti, accomunati dalla medesima volontà di un’influenza religiosa diretta sulla dimensione politica”. Un “ecumenismo dell’odio” e del conflitto, xenofobo e islamofobo. Moore si dice sorpreso. Quasi dubita che il Papa condivida il giudizio di alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Piuttosto, dichiara al Washington Post, immagina che in Vaticano ci sia “un gap di comprensione e comunicazione”, e auspica che l’impegno del Papa a costruire ponti si estenda anche a chi “nella Chiesa cattolica e in genere tra i cristiani, non condividono questo pezzo”. Su Twitter, Moore ha definito l’articolo “incendiario”. Quindi, commentando con San Paolo: “Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? Perché lo disprezzi?”.
LA BIONDA TELEPREDICATRICE CHE PREGA PER TRUMP
L’ex vice presidente della Liberty University, Moore, ora funge da portavoce di alcuni evangelici che dialogano informalmente con Trump e che rappresentano un gruppo religioso molto attivo tra gli uffici della West Wing fin da gennaio. Ne fa parte, tra gli altri, la telepredicatrice della Florida, Paula White. Impeccabile messa in piega biondo platino, dalla chiesa pentecostale di Orlando e dagli schermi tv detta sermoni e invoca preghiere di intercessione su chiunque le domandi. Presidente compreso. È considerata la vera guida spirituale di Trump, che la conosce dal 2002, e sua mentore sui passi del vangelo della prosperità. Insomma: è l’esempio perfetto della descrizione di Spadaro di chi annuncia che “Dio desidera che i credenti siano fisicamente in salute, materialmente ricchi e personalmente felici”. Mentre al contrario utilizzano valori prolife o anti matrimonio omosessuale come strumenti di mobilitazione politica.
L’EVANGELICO CHE INSEGNA BIBBIA ALLA CASA BIANCA
Dell’inner circle religioso fa parte anche l’ex stella del basket Ralph Drollinger, leader del Capitol Ministries, gruppo evangelical che propone studi biblici ai leader politici. Fin dentro la Casa Bianca. Ci provò anche in California, ma il repubblicano e cattolico Arnold Schwarzenegger lo mise fuori dagli uffici del governatorato. Ha definito il cattolicesimo “la religione più falsa del mondo”. In compenso paragona Trump a Sansone.
GLI AMICI EVANGELICALI DI FRANCESCO
Manifestamente soddisfatto del dibattito suscitato, non passa giorno che padre Spadaro non rilanci il suo articolo, ritwittando i link ai pezzi di commento e di analisi che dal 13 luglio, data di uscita del saggio, si affollano a decine. Dopo le reazioni politiche per l’attacco alle scelte dell’amministrazione Trump, la disputa si sta spostando su un terreno ecumenico che potrebbe creare qualche fastidio a Francesco. Certo: uno degli autori del pezzo di Civiltà Cattolica, Figueroa, è a sua volta un evangelico, pastore presbiteriano amico di lunga data di Bergoglio che lo ha personalmente voluto direttore dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano. Da tempo Bergoglio intrattiene relazioni con gruppi evangelicali. Da arcivescovo di Buenos Aires e da Papa. Amico di Francesco è Giovanni Traettino, pastore pentecostale a Caserta, che il Papa ha voluto andare a trovare di persona in visita privata nel 2014. Traettino è considerato un pioniere del dialogo tra i carismatici protestanti e i carismatici cattolici. Due correnti del fenomeno pentecostale che sta vivendo una crescita fenomenale: vi si riconoscono a milioni. Francesco guarda agli uni e agli altri con estrema attenzione. Non manca mai a un appuntamento del Rinnovamento dello Spirito, il gruppo carismatico cattolico più diffuso in Italia. Ha più volte ricevuto rappresentanti evangelical, compresi telepredicatori americani propugnatori del vangelo della prosperità. Stando a quanto riportato da Brian C. Stiller, della World Evangelical Alliance, dopo un pranzo a Santa Marta, Francesco avrebbe detto loro di non essere interessato a “convertirli al cattolicesimo” e che “se su molti punti di dottrina non ci troviamo d’accordo, ci basta mostrare l’amore di Gesù”.
NUOVE FORME DI ECUMENISMO IN CANTIERE?
L’attenzione di Francesco al mondo evangelicale e pentecostale in particolare è quindi in contraddizione con l’analisi di Civiltà Cattolica? Non proprio. Piuttosto il saggio sembra prendere congedo da una fase della Chiesa, di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in cui, come osservava due anni fa Massimo Introvigne, l’incontro tra cattolici ed evangelici avveniva sul campo della difesa della libertà religiosa, della vita e della famiglia. Il sigillo su quella forma di incontro arriva nel 1994, con la dichiarazione comune Evangelici e cattolici insieme. Lo firmarono leader di prima grandezza. Per i cattolici, tra gli altri, i cardinali Francis George, John O’Connor e Francis Stafford. Nel testo, risposta preventiva all’analisi di Spadaro e Figueroa sul pericolo di una tentazione teocratica di sottomettere lo Stato alla Bibbia, si affermava “con forza la separazione della Chiesa dallo Stato”, insistendo però sul principio che la fede dei cittadini non debba essere esclusa dalla vita pubblica e politica.
DAI PRO-LIFE AI PRO-AMBIENTE
Dai temi della difesa della vita e della famiglia tradizionale (che potrebbero essere punti di accordo tra Trump e Bergoglio), l’accento che va per la maggiore oggi è piuttosto su immigrazione e cura dell’ambiente. E qui, le divergenze tra Casa Bianca e Vaticano sono evidenti. Come la diffidenza verso quei gruppi che “considerano gli Stati Uniti una nazione benedetta da Dio”.
CONVERSIONI E CINGUETTII
Così mentre il protestante Al Gore, già vicepresidente ai tempi di Bill Clinton, dichiara alla Cnn che potrebbe anche convertirsi al cattolicesimo per la testimonianza di Papa Francesco, in particolare nell’ambito della preoccupazione ambientale, il vicepresidente dei vescovi americani, cinguettando, si inalbera. L’arcivescovo di Los Angeles, José H. Gomez, di origine messicana, proviene dall’Opus Dei ed è un conservatore. Allineato sull’immigrazione al Papa regnante, in una non casuale infilata di twitter il 2 agosto scorso sembra replicare, senza citarli, ai due consiglieri di Francesco. “È chiaro che la nostra identità nazionale deve essere plasmata dai valori del Vangelo”, concede esordendo. Poi in crescendo: “La promessa dell’America, ciò che ancora contraddistingue questo paese da tutti gli altri, è il nostro impegno a promuovere la dignità umana e la libertà”.
I pericoli, sferza, sono individuati “nelle élite che vogliono eliminare l’influenza del cristianesimo dalla nostra società”. Sono tempi duri, analizza, in cui le nostre convinzioni sono “etichettate come d’odio e di intolleranza per il crimine di credere in ciò che Gesù ha insegnato”.