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Tutti i nuovi borbottii in Germania contro l’Italia e Draghi

MARIO DRAGHI BCE

In un recente articolo il quotidiano Die Welt promuoveva Mario Draghi a “santo protettore dell’Italia”. Al quotidiano di Berlino, da sempre molto allarmista riguardo alla situazione economica italiana, non sono piaciuti affatto gli ultimi “acquisti” della Bce. “A quanto pare sono cominciati i saldi di stagione – si leggeva – perché diversamente non si spiega come mai la Bce abbia acquistato in luglio titoli per un ammontare complessivo di 62,4 miliardi di euro. Una somma che peraltro supera i 60 miliardi di euro mensili previsti dal programma”.

A risultare particolarmente allarmante, è secondo il Welt il fatto che la Bce abbia comperato soprattutto titolo di Stato “del Paese natale del presidente Mario”. Acquisti di titoli di Stato italiani che in luglio hanno raggiunto quasi quota 10 miliardi di euro, “1,2 miliardi in più di quanto stabilito dai governatori stessi, e uno scostamento del 2,6 per cento, che non si era mai visto da quando nel marzo del 2015 è stato varato il programma del quantitative easing, (Qe)”.

Proprio per non essere sospettata di praticare finanziamenti nascosti agli Stati membri dell’eurozona, la Bce si era data la regola di non comprare mai più del 33 per cento di un dato titolo. Il volume viene inoltre rigorosamente determinato dalla quota capitale che ogni banca nazionale detiene della Bce. Quella italiana è del 17,5 per cento, mentre la Germania ne possiede il 25,6 per cento.

Non è la prima volta, spiega il Welt, che la Bce non si attiene alle regole che i membri stessi si sono dati. Il che di per sé non è vietato dal Qe, il cui scopo ufficiale è di rimettere in moto l’inflazione e la crescita nell’eurozona. Quello che non è però ammesso è che questa “elasticità” segua una precisa agenda. Cosa che invece parrebbe secondo Ciaran O’Hagan, della parigina Société Générale. Questi, intervistato dal Welt afferma: “L’acquisto dei titoli da parte della Bce è a quanto pare di natura molto più tattica di quanto fino a oggi fosse evidente. Si ha infatti l’impressione che utilizzi il programma come strumento per contrastare rischi politici”.

Così si spiegherebbe per esempio l’aumento di acquisti di titoli di Stato francesi poco prima delle elezioni presidenziali. Acquisti tornati di nuovo in un range di normalità, subito dopo l’insediamento all’Eliseo del giovane presidente Emmanuel Macron. A quel punto la Bce si è rivolta al mercato dei titoli italiani.

Come mai? Secondo il Welt, perché nel frattempo era scoppiata la crisi attorno alle banche venete, perché molti istituti di credito italiani sono in fase di ristrutturazione e perché dopo la sconfitta dell’ex premier Matteo Renzi, la situazione politica italiana è diventata nuovamente instabile. Per questo, l’impressione che se ne ricava è che gli acquisti della Bce aumenterebbero sempre lì dove si registra una maggior volatilità. “Il che però contraddice quanto la Bce stessa aveva assicurato al momento del varo del programma Qe”, fa notare O’Hagan nell’intervista. Cioè di agire in modo “neutrale”, che il programma di acquisto si sarebbe attenuto strettamente a una politica “monetaria”.

Così però non è stato. “Se si guarda ai titoli italiani, ci si rende conto che vi è uno scostamento dalla quota capitale detenuta dalla Banca d’Italia del 2,6 per cento. Uno scostamento che per esempio non c’è nel caso della Spagna. Ed è lecito chiedersi come mai” prosegue O’Hagan.

Una situazione simile si era peraltro già verificata questa primavera. Anche allora la Bce aveva acquistato in maggioranza titoli italiani e francesi. Allora Roma e Parigi attraversavano momenti politici delicati. La Bce parrebbe dunque intervenire anche per puntellare i governi.

E in effetti, all’Italia ora come ora tornerebbe utile un sostegno monetario, osserva il Welt, visto che le banche in fase di ristrutturazione cercano di disfarsi del maggior numero possibile di titoli di Stato. A tal proposito l’articolo cita uno studio della banca di investimenti americana Jefferies. Secondo lo stesso gli istituti di credito italiani avrebbero venduto in maggio Btp per 9,4 miliardi di euro e in luglio addirittura per 20 miliardi di euro. “Alla luce di questi movimenti, non è dunque un caso che la Bce abbia fatto ora i maggiori acquisti proprio sul mercato italiano” spiega un analista di Jefferies al Welt.


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