Eccola la foto-sequenza dei contatti tra l’equipaggio della nave Iuventa e gli scafisti (qui tutti i dettagli dell’indagine). Le immagini – realizzate dalla Polizia nel corso dell’indagine – lasciano spazio a pochissimi dubbi: in una di queste si può vedere, ad esempio, un gommone della Iuventa che guida una piccola imbarcazione verso le acque libiche (il sospetto è che la stesse riconsegnando agli scafisti). In un’altra, invece, emergono diverse situazioni di contatto – o comunque vicinanza – tra il peschereccio e le barche dei trafficanti di uomini.
Istantanee che hanno contribuito alla disposizione del sequestro preventivo sull’imbarcazione che opera nel Mediterraneo per conto della organizzazione non governativa Jugend Rettet (qui il nostro approfondimento).
Esemplificativo in tal senso il quadro tratteggiato dal procuratore aggiunto di Trapani Ambrogio Cartosio: “È accertato che, seppure questa imbarcazione in qualche caso intervenga per salvare vite umane, in più casi invece tali azioni non avvengono a fronte della sussistenza di un imminente pericolo di vita. I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all’equipaggio che li prendono a bordo della ‘Iuventa’. Non si tratta dunque di migranti ‘salvati’, ma recuperati, potremmo dire consegnati. E poiché la nave della Ong ha ridotte dimensioni, questa poi provvede a trasbordarli presso altre unità di Ong e militari“.
Il reato, al momento contro ignoti, ipotizzato dal giudice per le indagini preliminari Emanuele Cersosimo è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.