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Spesometro 2017, ecco che cosa è successo davvero

Lo Spesometro 2017 è sicuramente l’adempimento fiscale che ha suscitato più polemiche nell’ultimo decennio.

Nato sotto una cattiva stella si è rivelato infatti un progetto tanto ambizioso quanto rischioso tanto da diventare una vero e proprio boomerang per il tridente governo-Agenzia delle Entrate-Sogei.

L’adempimento infatti, già presente nel nostro ordinamento e consistente in un unico invio annuale da parte dei soggetti Iva di tutte le fatture emesse e ricevute, è stato rivoluzionato con l’ultima Finanziaria per consentire al governo di inserire nel bilancio dello Stato circa 2 miliardi di gettito stimato derivante dal recupero Iva.

La rivoluzione consisteva nel frazionare l’invio facendolo diventare trimestrale (semestrale solo per il 2017) in modo da consentire all’Agenzia delle Entrate di effettuare i controlli più velocemente e riscuotere in maniera più repentina il dovuto grazie alla disponibilità immediata dei dati Iva.

Il problema però, gravissimo ed inaccettabile, è che questi dati si sono rivelati troppo disponibili.

In possesso delle credenziali di assetto al portale dell’Agenzia delle Entrate (Entratel) chiunque aveva infatti la possibilità di andare a spulciare  le spese e  le prestazioni altrui digitando semplicemente il codice fiscale dell’interessato, una violazione dalla privacy non da poco insomma.

Conseguenza inevitabile è stata la messa offline per alcuni giorni del portale dell’Agenzia, ovviamente proprio in prossimità della scadenza del 28 settembre, con altra conseguenza inevitabile di scatenare l’ira e l’isteria dei professionisti presi già alla gola dall’ennesimo adempimento che risultava essere oltre che più complesso rispetto al passato anche, peraltro, NON INVIABILE.

E per fortuna che l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi aveva ridicolizzato la complessità dell’adempimento definendolo semplice e gestito in toto dai software gestionali.

A dire la verità, e bisogna essere seri in questo, solo i professionisti sprovvisti dei gestionali e che utilizzano direttamente il portale dell’Agenzia, una platea ridotta quindi, hanno riscontrato problemi e disagi nell’invio; tutti gli altri possono “solo” lamentarsi della complicatezza nella compilazione e dei ritardi (enormi) nella ricezione delle ricevute.

Ovviamente ora è in atto lo scarica barile tra Sogei, la casa produttrice del software, l’Agenzia delle Entrate ed il mandante numero uno, il legislatore o meglio il ministero dell’Economia.

Risultato è stata una proroga (della proroga) di dubbia comprensione, ovvero l’invio sarà possibile entro il 5 ottobre ma non ci saranno sanzioni per gli trasmissioni fino al 13 ottobre; in poche parole si potrà inviare fino al 13 ottobre.

Il problema però, come le colpe, non riguardano solo un soggetto od una singola istituzione ma il sistema fiscale nel complesso, che sta sistematicamente utilizzando imprese e professionisti come data entry e braccio armato dell’Agenzia delle Entrate affogandoli di adempimenti, a volte anche ridondanti, senza dare mai nulla in cambio.

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