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Perché Trump sul debito ricorre a una bannonata con i democratici del Congresso

Stephen Bannon - Youtube

Su queste colonne, Cristoforo Lascio ha raccontato l’intervista (rarità, ma probabilmente ne vedremo altre in futuro) che l’ex stratega della Casa Bianca e precursore del trumpismo Steve Bannon ha rilasciato a “60 Minutes” della CBS. Bannon, che è stato fatto fuori dalla Casa Bianca per mano di quella che attualmente è la linea prominente del potere attorno allo Studio Ovale, i cosiddetti Normalizzatori (nel senso che stanno cercando di spostare la presidenze Trump sul solco di una più normale presidenza repubblicana), rappresenta un prodromo di tutto ciò che Donald Trump è diventato, come candidato prima e presidente poi. La linea rivoluzionaria nazionalista, populista, anti-establishment (lui la chiama “nazionalismo economico”), è quella che ha sedotto gli elettori, e su cui i repubblicani hanno cercato e creato consensi anti-Obama, salvo poi farsi sfuggire di mano l’esca, finita in bocca a Trump (e a chi, come Bannon, ne ha capito le potenzialità, la dimensione).

LA PALUDE

Ora, che è stato accompagnato alla porta di uscita dei corridoi stretti e sanguinosi della West Wing ed è tornato in trincea al comando della sua creatura, il sito di notizie Breitbart, Bannon è più convinto che mai che il presidente deve essere salvato da quelli stanno cercando di “annullare”, parole sue, l’elezione del 2016 – gli stessi che hanno fatto fuori lo stratega. “The swamp is a business model“, dice all’esperto Charlie Rose della CBS: la palude è quella del claim elettorale di Trump, “Drain the Swamp“, ed è la rappresentazione del potere corrotto di Washington che la vittoria di DT avrebbe dovuto drenare per lasciare a secco i macchinatori.

L’ACCORDO PALUDOSO

Il presidente ha appena dato via a un matrimonio di comodo con il capo democratico al Senato, Chuck Schumer, detestato non tanto dai colleghi repubblicani (ne apprezzano le qualità di uomo politico) ma dagli elettori tutti, dai più moderati a quelli più fanatici, del Gop. Trump e Schumer (con Nancy Pelosi della Camera, ossia i due più importanti leader del partito democratico) hanno chiuso la scorsa settimana un accordo col presidente per aumentare il tetto del debito per soli tre mesi e far emergere 8 miliardi di fondi per la ricostruzione dopo l’uragano Harvey che ha colpito il Texas. L’accordo è uno schiaffo davanti alla linea sostenuta dai repubblicani (e da parte dell’amministrazione, per esempio dal segretario al Tesoro) che volevano allungare a 18 mesi il tetto, ed erano pronti a trattare per 12 o addirittura sei. Sotto scacco per mano del presidente, il partito di cui lo stesso Trump è espressione, ha approvato insieme ai democratici la legge al Congresso e l’ha portata allo Studio Ovale: risultato, è già firmata. “Ci ha fottuti” è il tono dei commenti che circola dietro alle stanze dei repubblicani.

LA TERZA VIA BANNONIANA?

Se una delle missioni che Bannon s’è intestato è combattere i repubblicani, allora la mossa di Trump contro l’establishment Rep del Congresso è una bannonata; certo, letta diversamente, è un accordo di un presidente repubblicano con i democratici per alzare il tetto del debito, cosa che quelli come Bannon non apprezzano particolarmente. Questo genere di accordi in Italia passano sotto l’etichetta “inciucio”: ma in questo caso non è la palude di Washington che si auto-mantiene, perché l’intesa chiusa da Trump con i democratici è una mossa per il popolo, per la gente. Trump – come da strategia di Bannon – ha trovato il modo per ricattare i congressisti repubblicani che l’hanno tenuto finora sotto scacco (vedi la riforma dell’Obamacare sulla cui abolizione si basavano le promesse di collaborazione tra partito e Casa Bianca, finite in un fiasco). O lavorate con me, è il messaggio del presidente, o mi scelgo come partner gli altri (che non voteranno di certo il Muro, ma sul grosso piano per le infrastrutture, per esempio, potrebbero tornare comodi). Questo genere di azione politica – sulla cui durata nessuno può scommettere un dollaro – potrebbe trasformare di fatto Trump in una creatura veramente alternativa al partito repubblicano (e ovviamente a quello democratico)?



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