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Perché il futuro di Carige è anche nelle mani di Intesa Sanpaolo, Generali e Unipol

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Arrivano giornate decisive per il futuro di Banca Carige. Dopo che il 28 settembre l’assemblea degli azionisti ha approvato l’aumento di capitale da 560 milioni che rientra nel più ampio disegno di rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo, il 29 dello stesso mese è partita l’altra “gamba” del progetto: l’offerta sulle obbligazioni subordinate, in gergo finanziario Lme (liability management). Il terzo pilatro è poi rappresentato dalle cessioni, anche immobiliari.

L’OFFERTA

Come comunicato dalla stessa banca la mattina di venerdì 29 settembre, il consiglio di amministrazione guidato dall’ad Paolo Fiorentino (nella foto) ha deliberato le condizioni dell’operazione di Lme, “che consiste in: (i) un’offerta di scambio, e (ii) una consent solicitation ai fini della sostituzione di titoli subordinati – per un ammontare complessivo pari a 510 milioni di valore nominale – con titoli senior di nuova emissione a valere sul proprio programma EMTN con prezzo di emissione pari a 100%, durata 5 anni, cedola annuale a tasso fisso pari al 5%”. In pratica, la banca propone di sostituire obbligazioni junior con titoli senior, meno rischiosi. La conversione potrà diventare obbligatoria a patto che a deliberarlo siano le assemblee degli stessi obbligazionisti. Ma l’offerta di conversione avviene a un prezzo nettamente inferiore al valore nominale dei bond subordinati, ossia il 30% per i titoli di tipo “Tier 1” e il 70% per i “Tier 2”. La nota stampa mette in guardia che a tale prezzo “dovrà essere aggiunto, per i soli titoli subordinati Tier 2, il rateo degli interessi maturati dalla data di ultimo stacco della cedola fino alla relativa data di regolamento dell’operazione di Lme, che rimane in ogni caso subordinata al buon esito dell’aumento di capitale”.

GLI OBBLIGAZIONISTI

I bond subordinati Carige sono nei portafogli di grandi gruppI assicurativi e bancari, oltre che probabilmente di qualche piccolo investitore soprattutto ligure. Le Generali hanno circa 80 milioni dell’emissione Tier 1 da 180 milioni, mentre Intesa Sanpaolo dovrebbe possedere circa 50 milioni del Tier 2. Unipol ha invece in portafoglio circa 75 milioni di subordinati della banca ligure. La compagnia assicurativa di via Stalingrado si è detta – stando ad agenzie di stampa di venerdì sera – intenzionata a convertire i propri titoli in senior. “Unipol – ha affermato un portavoce del gruppo bolognese – guarda con favore lo sforzo degli azionisti della banca e del gruppo manageriale di Carige nel nuovo piano intrapreso ed è orientata ad aderire al piano di Lme”. Nei giorni scorsi, l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, aveva dichiarato che la banca milanese non aveva ancora deciso cosa fare con le proprie obbligazioni.

L’ASSEMBLEA

Eppure per Carige è fondamentale che l’Lme vada bene e che da lì arrivino oltre 200 milioni del miliardo complessivo di rafforzamento patrimoniale necessario per riportare i conti in sicurezza, come da richieste della Bce. “E’ un momento difficile – ha detto Fiorentino all’assemblea dei soci – ma è un passaggio obbligato: andiamo avanti con fiducia e affrontiamo queste prossime settimane che saranno cruciali. Chiediamo un ulteriore sacrificio ai nostri azionisti e anche agli obbligazionisti ma abbiamo il dovere di capire che una volta ottenuta questa fiducia dobbiamo essere particolarmente responsabili, recuperare reputazione, che significa che significa fare bene il proprio lavoro”. E se lo scambio di obbligazioni non dovesse andare come da attese? “Se il piano di conversione dei bond Lme non risultasse in linea con quanto stabilito dalla Bce – ha detto Fiorentino – Banca Carige dovrà presentare un nuovo piano di rafforzamento entro marzo 2018”, come da richieste della Bce.


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