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La mia odissea romana per la carta di identità elettronica

Lasciando perdere Dio, che ha ben altro a cui pensare, vorrei confessare a voi, fratelli, che ho commesso l’errore, gravissimo, di chiedere la nuova carta d’identità elettronica. Per farlo bisogna fissare un appuntamento al proprio municipio di appartenenza, impossibile ottenerla presso altri municipi capitolini. Era fine aprile, lo ricordo bene perché ero andato al mio municipio in occasione della morte di madre, per l’atto notorio. In quella circostanza chiesi anche l’appuntamento per la carta elettronica e con solerzia l’appuntamento mi è stato fissato per le 8,25 di quest’oggi, 22 settembre. Siccome il bigliettino di prenotazione viene stampato su carta lucida dopo tanto tempo non si leggeva più nulla. E mi sono erroneamente presentato ieri, alle 8,25.

Gli uffici erano chiusi, perché nel frattempo gli orari del municipio sono stati modificati e si apre non più alle 8,00 ma alle 8,30. Fa un effetto strano avere un appuntamento in orario di chiusura, ma quando gli appuntamenti si prendono così tanto anticipo può capitare, anche se devo dire che vista la mole di lavoro, evidenziata dalla necessità di attendere 5 mesi per fare la carta d’identità, mi aspettavo che anticipassero l’apertura e non che la posticipassero. Opinioni.

Comunque anche questa volta con molta cortesia l’impiegata è andata a controllare, tramite il mio codice fiscale, e ha verificato che l’appuntamento era per quest’oggi. “Intanto si avvantaggi, compri il modulo e la marca, poi torni domani”. Così ho fatto, trovando davanti a me un signore al quale era stata rubata la carta d’identità e che quindi, come me, doveva comprare marca e modulo: “Perché prendo l’autobus, e questi che vengono in Italia devono nutrirsi… e rubano sull’autobus.” Francamente la tesi mi è parsa astrusa, e l’ho fatto presente al mio concittadino: “Io da bambino e da ragazzo, cioè tanti anni fa, cominciai a frequentare gli autobus per andare a scuola, e mi ricordo che già allora si rubava, e non erano certo forestieri a farlo. Magari era qualcuno di noi, discoli di allora. A lei non capitava mai, a qual tempo, di subire qualche furto o furterello? A me sì… ”. Il mio concittadino mi ha guardato perplesso, forse urtato, ma non mi ha risposto.

Stamane sono tornato per l’appuntamento e visto che ormai sapevo che l’orario fissato precedeva l’orario di apertura ho tardato una decina una minuti. Quella vecchia agenda di appuntamenti prevedeva 25 minuti di colloqui prima del mio. Dunque arrivare alle 8,35 mi è parso più che normale. Sorpresa: mi avevano già chiamato. Per fortuna il terrore è durato poco: “Ora la richiamano, andiamo spediti così che non si accumula troppo ritardo in coda”. Non ho capito bene, ma non ho avuto tempo di approfondire, già dovevo andare. “Buon giorno signore, purtroppo la carta d’identità elettronica non possiamo farla, le macchine sono tutte rotte. Se vuole può fissare un altro appuntamento oppure posso rifarle quella cartacea, visto che la sua sta per scadere”. Tornare al mio municipio sotto l’auspicabile pioggia di marzo del prossimo anno e scoprire che le macchine si sono rotte nuovamente non mi ha allettato molto. E così, per colpa del mio pessimismo, ho preferito accettare.

“Però deve comprare la marca”. “Ma io già la ho”. “No, lei ha quella per carta elettronica, che costa 16 euro, invece per quella cartacea la marca ne costa 5. Vada alla cassa, ma non credo che la cambino”. In effetti mi è stato fatto presente che il Comune vende marche, non le compra. Ma io avevo comprato quella che loro mi avevano detto di comprare per un servizio che chiedevo e che non erano più in grado di garantire. Così, molto gentilmente e con un po’ di compassione, la signora ha deciso di comprare la mia marca, e io ho evitato di pagare 20 euro di marca, più 15 di modulo, per la carta d’identità cartacea.

Uscendo mi sono chiesto se arriverà mai un giorno in cui uno che qui risiede potrà dirsi “civis romanus sum.”

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