La crisi nordcoreana è un pezzo del grande confronto globale tra Cina e Stati Uniti, ma non bisogna sottovalutare l’esercito di Pyongyang: è questa in sintesi estrema l’analisi che il generale italiano Vincenzo Camporini, vicepresidente dell’Istituto di Affari Internazionali e già capo di stato maggiore della Difesa tra il 2008 e il 2011, ha fatto con Formiche.net.
IL CONFRONTO CINA/USA
Generale, possiamo dire che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è un proxy che la Cina usa contro gli Stati Uniti? “Il governo della Corea del Nord è certamente un vassallo di Pechino, ma è un vassallo scomodo per i cinesi, perché spesso esce dal seminato e prende decisioni o posizioni difficili da gestire”. Ma Pechino ha ancora interessi a mantenerlo in piedi. “La Cina non è restia nello sfruttarlo nell’ambito del suo contenzioso generale con gli Stati Uniti; e ricordiamo che quella è una situazione che prima o poi avrà dei picchi, come, ahinoi, è nella natura della cose. In questo momento sopportare le intemperanza di Kim permette a Pechino di operare liberamente in altre aree di interesse, distraendo gli Stati Uniti da certi teatri davanti alla minaccia di Kim. Poi, certo, è ovvio che la Cina abbia anche un interesse diretto, perché uno dei timori che i cinesi hanno è un collasso incontrollato del regime, che metterebbe 26 milioni di disperati nella posizione di chiedere rifugio appena oltre confine, creando una destabilizzazione all’interno della regione meridionale cinese”.
LA POTENZA MILITARE
Quando si parla di Corea del Nord si evocano facilmente scenari di guerra: scongiurando l’eventualità, qual è la reale forza militare che Kim ha in mano? “Dobbiamo fare una netta distinzione. Perché le forze convenzionali nordcoreane sono tutt’altro che un pessimo esercito, e già negli anni Cinquanta l’hanno dimostrato. Il loro comparto terrestre è temibile, direi che a mio avviso è pure più forte di quello della Corea del Sud: però l’aviazione di Seul è estremamente più potente e tecnologica, e questo riequilibra la situazione. Ho pochi elementi per una valutazione dal punto di vista navale, ma diciamo che nel tempo sono uscite da Pyongyang informazioni interessanti, per esempio sui sommergibili”. E dunque, le unità convenzionali sono migliori del comparto strategico? ” Io credo che ad oggi, sottolineo ad oggi, le capacità missilistiche della Corea del Nord siano inaffidabili: ritengo che i vettori siano troppo poco precisi, in generale non in grado di rappresentare una seria minaccia. La miniaturizzazione delle testate atomiche è un processo che non credo abbiano ancora compiuto, per esempio. Ciò detto, il tempo lavora sicuramente a favore di Kim: più passa, più test effettua, più conoscenze acquisisce, più evolve il suo programma”.
GLI STRUMENTI DI CONTRASTO
Cosa fare per bloccarlo in tempo? “Gli Stati Uniti devono intestarsi il dossier, ma devono farlo muovendosi con raffinatezza tra gli attori regionali. In primis devono continuare a premere sulla Cina perché smetta di sostenere in modo più o meno nascosto il regime e favorisca un ricambio di leadership a Pyongyang. E nel lavorare con le presenze regionali, non si può pensare solo a Giappone e Sud Corea, ma serve anche includere la Russia ad esempio”. Che peso ha Mosca su certe dinamiche? “Vuole giocare un ruolo. Il presidente Vladimir Putin si muove al solo scopo di mostrare l’importanza globale russa, però è un interlocutore da includere”. E l’Onu? “Le Nazioni Unite possono dare spinte efficaci solo a seguito di decisioni avallate dal Consiglio di Sicurezza, di cui sappiamo benissimo che sia Cina che Russia sono membri permanenti con in mano il potere di veto”.