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Cyber security, come rafforzare la partnership pubblico-privato

Di Francesco Ressa

“Non possiamo più affidare la sicurezza solo alle istituzioni, né possiamo però appaltarla al privato. Dobbiamo quindi creare quel giusto equilibrio tra la sicurezza istituzionale e la sicurezza dei privati. Questa è la prima cosa da fare, la più importante”. È quanto ha detto il senatore Giuseppe Esposito (nella foto) vice presidente del Copasir, intervenuto ieri a Roma al convegno “Pubblico-privato, l’alleanza necessaria per la cyber security”, promosso da Formiche e Cyber Affairs.

CHI C’ERA

Dopo l’introduzione di Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani, sono intervenuti: il professor Roberto Baldoni, direttore del Cis-Sapienza e del Laboratorio nazionale di cyber security del Cini; Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni; Marco Mayer, docente di conflict & peacebuilding alla Luiss e direttore del master in Intelligence e sicurezza alla Link Campus University e Francesco Teodonno, security unit leader di Ibm Italia. In platea, composta in prevalenza da addetti ai lavori che hanno poi arricchito il dibattito con spunti e domande, sedevano invece, tra gli altri Francesco Maria Talò (già ambasciatore d’Italia in Israele che ha citato come elemento di crescita nazionale in questo settore l’evento Cybertech Europe che si terrà il 26 e 27 settembre a Roma presso il centro congressi La Nuvola), Barbara Carfagna (giornalista Rai e conduttrice del programma tv Codice), e numerosi esponenti dei mondi politico-istituzionale, della diplomazia, dell’università e della ricerca, e delle imprese. Tutti i partecipanti hanno convenuto riguardo la necessità di migliorare la resilienza dei sistemi del Paese attraverso una maggiore cooperazione tra istituzioni e imprese. Il dibattito si è concentrato sulle novità che hanno caratterizzato il recente Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ma anche sull’urgenza di norme internazionali in materia cyber.

UNA LEGISLAZIONE SOVRANAZIONALE

“Una legislazione sovranazionale”, ha sottolineato Nunzia Ciardi, “è assolutamente necessaria, così come la collaborazione pubblico-privato”, che per quanto riguarda la Polizia Postale si sostanzia anche nel lavoro del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic), chiamato a difendere alcuni asset nazionali. “Oggi come non mai”, ha aggiunto Ciardi, “la sicurezza della rete nel suo complesso è importantissima, una rete sicura è fortemente abilitante allo sviluppo economico e sociale di un Paese, non se ne può prescindere per far salire quel Paese a livelli di competitività internazionale” ha poi sottolineato, affermando inoltre di ritenersi “contenta di poter dire che il nostro Paese in questo campo non è stato a guardare negli anni”.

I RAPPORTI TRA PRIVATI

Un altro nodo da sciogliere e spesso trascurato, toccato da Marco Mayer, è invece quello del rapporto tra soggetti privati, “meritevole di maggiore attenzione” e, forse, regolamentazione, da parte dei decisori. Stando alle sue parole “i governi nazionali restano fondamentalmente gli unici veri soggetti in grado di garantire la sicurezza ma devono dialogare con delle multinazionali.”

LA SICUREZZA DELL’IOT

Il professor Baldoni ha evidenziato come ci sia “un problema importante di fronte a noi e il futuro non farà che esasperarlo, perché non appena avremo molti più dispositivi IoT interconnessi, robot che si connetteranno alla rete o computer con potenza di calcolo molto più elevata di quella che abbiamo in questo momento, il futuro non farà altro che rendere più complesso il cercare di trovare una soluzione, per poter rispondere alla minaccia cyber” bisognerà dunque “creare un sistema economico in grado di navigare in questo mare complesso”. Nonostante vi sia molto da fare, in Italia, ha aggiunto il professore, “abbiamo le competenze e le capacità per implementare il lavoro nella cyber security. Per questo si deve lavorare per creare una piattaforma in grado di generare nuove imprese nel settore. Se non saremo in grado di creare un nuovo ecosistema nella cyber security sarà difficile riuscire a generare nuove imprese per creare centri di competenza e sviluppo e metterli a rete”.

L’ECONOMIA CYBER IN ITALIA

Alcuni segnali sono positivi. Un’economia cyber in Italia, ha rimarcato Francesco Teodonno di Ibm, “si sta creando, ma dobbiamo lavorare sia nel settore pubblico sia in quello privato e integrarli compiendo un salto culturale importante. Il privato deve fare la sua parte, ma dobbiamo in generale portare il Paese ad avere un livello di resilienza più elevato. Dal punto di vista del governo e dello Stato mi aspetterei che questa accelerazione sia guidata” ha aggiunto, ribadendo infine come il tema della difesa sia “un tema di asset nazionali che vanno difesi con una priorità altissima”.​


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