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Perché Erdogan gongola per l’exploit di Alternative für Deutschland

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Ankara ufficialmente sta osservando gli sviluppi del voto tedesco. In realtà la vittoria parziale di Angela Merkel e soprattutto l’exploit di Alternative für Deutschland potrebbero fare un grosso favore al presidente Recep Tayyip Erdogan che, come si ricorderà, nel mese di agosto aveva fatto appello ai turchi in Germania a non votare per i “partiti nemici della Turchia”, in prima battuta la Cdu di Angela Merkel e l’SPD del suo sfidante Martin Schulz.

Non era chiaro però quale fossero le formazioni a cui dare la propria preferenza. Nei prossimi giorni usciranno notizie più dettagliate sui flussi elettorali. Un sondaggio condotto su 1000 persone a pochi giorni dalle urne dall’ong Tavak, con base a Istanbul, suggerisce che il capo di Stato sia comunque riuscito ad avere un certo ascendente sui voti dei turchi all’estero. Stando i risultati solo il 44% era certo di votare, il 18% è rimasto indeciso fino all’ultimo momento e il 38% ha dichiarato che avrebbe disertato le urne.

In Germania risiedono circa 3 milioni di turchi, di cui la metà aventi il diritto di voto. Fra i due Paesi i rapporti sono seriamente compromessi da mesi per più motivi. Da una parte le purghe del presidente Erdogan dopo il fallito golpe del luglio 2016, che hanno coinvolto anche alcuni cittadini tedeschi, come il giornalista Deniz Yücel. Dall’altra i continui tentativi di ingerenza di Erdogan nella politica interna, culminati in agosto con l’appello al non-voto per Merkel e Schulz.

L’affermazione della destra più xenofoba e intollerante rischia di rendere sempre più credibili e recepibili le accuse di islamofobia che Erdogan rivolge puntualmente all’Europa, con la conseguente radicalizzazione delle comunità musulmane, non solo turche che vivono sul territorio del Vecchio Continente.

Il guaio è le accuse di Erdogan non sono moniti, ma vere e proprie speranze. Il presidente, i cui toni anti occidentali hanno raggiunto livelli mai visti prima e che si pone ormai non come elemento di unione, ma di divisione, sa perfettamente che questo revival delle destre nazionaliste è il suo principale alleato nell’alimentare un clima di contrasto. Ecco perché chi le vota gli fa automaticamente un favore.


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