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Ecco perché Fca, Volkswagen e Daimler rischiano una bacchettata miliardaria da Bruxelles

Le maggiori case automobilistiche mondiali (inclusa Fca) dovranno correre presto ai ripari se non vogliono dover pagare multe miliardarie dall’Unione Europea per aver mancato gli obiettivi imposti da Bruxelles in tema di emissioni. È quanto emerge da un report pubblicato dalla società di consulenza londinese Pa Consulting, specializzata su temi tecnologici.

La ricerca ricorda infatti che la Ue ha stabilito che dal 2021 le auto circolanti in Europa non dovranno generare oltre 95 grammi di anidride carbonica per chilometro. Chi non dovesse centrare questo obiettivo pagherebbe una sanzione di 95 euro per ogni grammo sopra la soglia e questa cifra dovrà essere moltiplicata per ogni auto oltre i limiti immatricolata nel 2020. In questo quadro la casa di consulenza britannica è andata a misurare come si stanno comportando le maggiori case automobilistiche operanti in Europa a quattro anni dalla scadenza sulla base della produzione ora circolante sulle strade e stimando quale sarà la situazione nel 2021.

Ne è emerso che al momento soltanto quattro produttori (Volvo, Toyota, Renault -Nissan e Hyundai-Kia) sarebbero in grado di centrare l’obiettivo soglia nel 2021, mentre la gran parte delle case non riuscirebbe a farcela. Fca per esempio (si osservi tabella in pagina) è stimata a un livello di 101 grammi per chilometro, Volkswagen  a 100, Daimler  a 102. Questa situazione, secondo quanto ha calcolato il sito Automotive News sulla base del numero dei modelli venduti, lascia ipotizzare che Volkswagen  potrebbe rischiare di dover pagare una cifra di poco inferiore agli 1,4 miliardi, per Fca  la sanzione potrebbe aggirarsi sui 950 milioni e sui 780 milioni per Psa-Opel. Scendendo in questa ipotetica graduatoria, ci sono poi Bmw  (430 milioni), Ford (307 milioni) e Daimler  (162 milioni).

È evidente che si tratta di una fotografia del settore attuale proiettata di qui a quattro anni e in questo lasso di tempo molte cose potranno cambiare. Molte case per esempio hanno già annunciato una svolta verso l’elettrico e l’ibrido e nel caso di Fca l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha già reso noto che nei prossimi mesi dell’anno prossimo il Lingotto lancerà il nuovo piano quadriennale al 2022 dal quale potrebbero emergere novità sul tema. Pertanto è bene attendere prima di tirare conclusioni definitive.

Resta il fatto, hanno spiegato da Pa Consulting, che stante la situazione attuale saranno ben poche le case che riusciranno a mettere le cose apposto per il 2021. Tra queste secondo la casa di consulenza londinese Fca è uno tra i candidati più probabili a mancare l’obiettivo. “Il successo del brand Jeep con vetture che hanno un lato tasso di emissioni e la mancanza di una strategica alternativa ha fatti aumentare negli ultimi cinque anni il tasso di Co2 della casa italo-statunitense di tre volte”, si legge nel report. Inoltre, continua la nota, Fca  non ha posto molto enfasi nell’abbracciare la svolta elettrica.

Non da ultimo, c’è un ulteriore elemento da considerare nel caso una società non dovesse centrare i target Ue. In un mondo che va sempre più verso l’efficienza energetica non centrare gli obiettivi, hanno spiegato dalla casa di consulenza britannica, avrà anche un ritorno pessimo in termini di immagine. Lo scandalo Dieselgate, infatti, ha gettato sull’intero comparto un’ombra che ben difficilmente potrà dissolversi nel breve termine e pertanto anche dettagli di questo genere potranno essere importanti nella scelta di acquisire un veicolo oppure no.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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