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Popolare Vicenza e Veneto Banca, ecco i piani di Intesa Sanpaolo sul personale

Carlo Messina e Gian Maria Gros-Pietro

Prosegue il processo di acquisizione di Popolare Vicenza e Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo. Ed è un percorso a più voci e su più fronti: da una parte la due diligence dei conti – partita un mese dopo la conversione del decreto di salvataggio e che dovrebbe terminare entro novembre – per capire l’entità di crediti non in bonis che finiranno nella Sga; dall’altra l’integrazione dei poco più di 10 mila dipendenti – al lordo dei 1.000 esuberi – che approderanno in Ca’ de Sass. Senza dimenticare il nodo dei 1.000 lavoratori di società con sedi in Italia e all’estero appartenute a Bpvi e a Veneto Banca e che non rientrano nell’operazione. A questo proposito Intesa sta incontrando i sindacati di settore per un confronto sulle modalità di azione.

ACCORPAMENTO DELLE FILIALI

Nel corso dell’ultimo incontro il gruppo ha spiegato nel dettaglio ai rappresentanti di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin la formazione e l’affiancamento previsto per i lavoratori delle reti ex Veneto Banca e Popolare di Vicenza interessate dalla migrazione informatica. Per loro è previsto uno stage della durata di due-tre giorni nelle diverse filiali di Intesa Sanpaolo e, a partire da ottobre, l’accesso a una piattaforma per l’addestramento su simulatori delle procedure. A supporto ci sarà una task force composta da circa 1.600 dipendenti dell’istituto acquirente dai giorni precedenti il weekend di migrazione e fino all’inizio di gennaio 2018. In totale verranno accorpate, contestualmente alla migrazione, 243 filiali cui potrebbero aggiungersene altre 50 ma per queste è ancora in corso una valutazione.

GLI ESUBERI

Altro nodo affrontato nel confronto con le organizzazioni sindacali è stato quello delle 3.000 uscite dal perimetro del gruppo Intesa Sanpaolo. Le cinque sigle hanno chiesto – e ottenuto – che la platea inizialmente prevista dall’accordo del 13 luglio scorso venga allargata a coloro che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2023, in modo da garantire un numero sufficientemente ampio per raggiungere quota 3.000 uscite volontarie previste dalle Autorità di Vigilanza. A questo punto gli esodi saranno così scaglionati: nel 2019 e 2020 circa 2.800, nel 2021 circa 1.650, nel 2022 circa 2.250, nel 2023 circa 1.800. Le uscite seguiranno l’ordine secondo il criterio di maggiore prossimità al pensionamento. Il costo dell’operazione dovrà comunque rientrare nei limiti definiti dal decreto del governo varato a giugno. Intesa Sanpaolo ha ipotizzato finestre di uscita di massima semestrali a partire dal 31 dicembre 2017 fino al 30 giugno 2019.

RICHIESTE SINDACATI

Le sigle sindacali hanno poi inoltrato richieste più specifiche ovvero che si trovi una soluzione per favorire l’accesso all’esodo per i lavoratori che si avvalgono della legge 104 e che si trovi il modo di erogare quanto versato nel piano d’investimento Lecoip in caso di uscite precedenti alla data della sua valorizzazione. Le parti si sono date appuntamento a mercoledì 4 ottobre per continuare a discutere su questi argomenti e a definire la regolamentazione normativa ed economica delle ex banche venete.


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