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M5S e Sicilia, perché i magistrati si occupano delle beghe interne di un partito?

cancelleri, Sicilia, M5s

A Palermo, ancora una volta, la magistratura si è infilata nelle beghe interne di una forza politica accogliendo il ricorso di Mauro Giulivi contro la candidatura, per il M5S, di Giancarlo Cancelleri nelle elezioni regionali. È un altro avviso di pericolo per quei “riformatori de noantri” che vorrebbero dare, all’articolo 49 della Carta, un’attuazione che i Padri costituenti non si sono mai sognati di prevedere e richiedere al legislatore ordinario.

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Si fa un gran parlare di politiche attive del lavoro ovvero di nuovi strumenti operativi che non si limitano a garantire un reddito a chi perde il lavoro, ma che aiutano gli inoccupati e i disoccupati a trovare un impiego. Un decreto attuativo del jobs act ha istituito, a tale scopo, persino un’agenzia nazionale (l’ANPAL) e previsto un assegno di ricollocazione da destinare ai centri per l’impiego e alle agenzie del lavoro che riescono a trovare una nuova occupazione a chi ne ha la necessità. L’operazione è complessa per tanti motivi soggettivi ed oggettivi. Fino ad ora i risultati migliori sono stati ottenuti da un’agenzia denominata M5S che è riuscita a collocare in Parlamento, nei Consigli regionali e locali parecchie centinaia di disoccupati o sottoccupati, attraverso un uso accorto della rete.

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Se qualcuno vuole mettersi in mostra e vivere “un giorno da leone” o essere “re per una notte” si precipiti a sfidare Luigi Di Maio come candidato premier dei “grillincasaleggesi”. Come minimo vedrà pubblicata la sua foto ed un succinto curriculum vitae sul Corriere della Sera, a fianco dei signori e signore Nessuno che l’hanno fatto.

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Mi ha scritto un caro amico: “C’è un 30 percento di popolazione che si sente investita della verità. Si accredita di una superiorità etica a prescindere. È fuori della realtà. Non riesce a vederla per come è. La vede come ritiene che deve essere secondo la sua visione del mondo. I ceti dirigenti che rappresentano questo 30 percento sono come orda. Un gruppo chiuso autoreferenziale. Si sostegno reciprocamente. Occupano centri e gangli di potere. Agiscono con prepotenza e puzza sotto il naso. Sono stati e sono la disgrazia dell’Italia. Il problema è che gli altri ovvero la maggioranza del paese non trova una rappresentazione di spessore ed affidabile. La stupidità è diffusa ovunque. Il paese non ha speranza. Declina in un orgia di stupidità collettiva”. Essendo questo amico (e la sua famiglia) di religione ebraica, io lo invito da anni – lui che ne ha la possibilità – ad espatriare in Israele dove troverà una Patria da amare e difendere. Qui c’è da aspettarsi che qualcuno riscopra “I Protocolli dei savi anziani di Sion”. Da anni l’amico mi rispondeva di non sentirsela perché considerava suo Paese l’Italia. L’ultima volta, invece, mi ha confidato: “Stiamo vedendo come si può fare concretamente”.


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