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Così Papa Francesco aggiorna il programma del pontificato e bacchetta la “casta clericale”

Dei tanti discorsi che costellano il fitto programma del viaggio del Papa in Colombia (oggi, lunedì, il ritorno a Roma), ce n’è uno di particolare importanza che è stato messo un po’ in ombra da altri impegni e incontri che hanno visto protagonista Francesco. E’ quello di giovedì scorso alla nunziatura di Bogotà, pronunciato in occasione dell’incontro con il direttivo del Celam, la conferenza dell’episcopato latinoamericano.

L’AGENDA (AGGIORNATA) DEL PONTIFICATO

Il Pontefice ha, nella sostanza, ribadito l’agenda del pontificato, riprendendo e rimarcando punti già messi neri su bianco nella Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica del novembre 2013 che di fatto rappresenta il programma del pontificato. Ma, ancora di più, il Papa è tornato ad Aparecida (la conferenza dell’episcopato latinoamericano che di fatto gettò le basi per l’elezione al Soglio petrino), indicando altresì alcune priorità per il domani che difficilmente un suo successore potrà ignorare.

LA MISSIONE CONTINENTALE E L’EFFICACIA DELLE STRUTTURE

“Quattro anni fa – ha detto il Papa – a Rio de Janeiro, ho avuto l’opportunità di parlarvi dell’eredità pastorale di Aparecida, ultimo evento sinodale della Chiesa latinoamericana e dei Caraibi. In quella circostanza sottolineavo la permanente necessità di imparare dal suo metodo, basato essenzialmente sulla partecipazione delle chiese locali e in sintonia con i pellegrini che camminano in cerca del volto umile di Dio”. Francesco ha parlato di “missione continentale” che “vuole essere non la somma di iniziative programmatiche che riempiono le agende e disperdono anche energie preziose, bensì lo sforzo per porre la missione di Gesù nel cuore della chiesa stessa, trasformandola in criterio per misurare l’efficacia delle strutture, i risultati del lavoro, la fecondità dei suoi ministri e la gioia che essi sono capaci di suscitare. Perché senza gioia non si attira nessuno”.

ATTENTI ALLE TENTAZIONI

Attenzione però alle “tentazioni, ancora presenti, della ideologizzazione del messaggio evangelico, del funzionalismo ecclesiale e del clericalismo”. Non si può, ha detto Bergoglio, “ridurre il Vangelo a un programma al servizio di uno gnosticismo di moda, a un progetto di ascesa sociale o a una visione della Chiesa come burocrazia che si autopromuove, né tantomeno questa si può ridurre a un’organizzazione diretta, con moderni criteri aziendali, da una casta clericale”.

AL BANDO I “DETTAGLI STILISTICI”

Missione e ancora missione, uscita verso le periferie esistenziali. Ma “che cosa significa concretamente andare con Gesù in missione oggi in America latina? L’avverbio concretamente non è un dettaglio stilistico, ma appartiene al nucleo della domanda. Il Vangelo – ha detto il Papa – è sempre concreto, mai un esercizio di sterili speculazioni. Conosciamo bene la ricorrente tentazione di perdersi nel bizantinismo dei dottori della legge, di domandarsi fino a che punto si può arrivare senza perdere il controllo del proprio territorio delimitato o del presunto potere che i limiti garantiscono”.

“LA MISSIONE SI REALIZZA IN UN CORPO A CORPO”

E uscire significa “mettersi ogni giorno nel lavoro sul campo”. “Non ci è lecito lasciarci paralizzare dall’aria condizionata degli uffici, dalle statistiche e dalle strategie astratte. Bisogna rivolgersi alla persona nella sua situazione concreta; da essa non possiamo distogliere lo sguardo. La missione si realizza sempre in un corpo a corpo”.

SACCHEGGIO E COLONIALISMO

Quindi, le dure parole contro le varie forme di colonialismo. “La Chiesa non sta in America latina come se avesse le valigie in mano, pronta a partire dopo averla saccheggiata, come hanno fatto tanti nel corso del tempo. Quanti operano così guardano con senso di superiorità e disprezzo il suo volto meticcio; pretendono di colonizzare la sua anima con le stesse formule, fallite e riciclate, sulla visione dell’uomo e della vita”.

NON CLERICALIZZARE LE DONNE

Infine, la chiosa (ennesima) sul ruolo delle donne all’interno della Chiesa; parole che per ancora una volta tolgono ogni velleità alle pretese di clericalizzare le donne, aprendo le porte del sacerdozio (eventualità più volte esclusa da Francesco): “Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne. Per favore, non possono essere ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo”.

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