Maria Elena Boschi beve uno spritz al tavolo del bar centrale. Alle sue spalle, la scritta “meglio froci che fascisti”. Un motto che, a giudicare dal ritaglio di giornale esposto sulla stessa parete, a Imola deve aver fatto discutere. Insieme con Matteo Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex ministro delle Riforme è tra i personaggi più ricercati dai militanti del Pd che hanno raggiunto l’Emilia Romagna per assistere all’intervento del segretario che, ieri, ha chiuso la festa nazionale dell’Unità. Come da tradizione, i pezzi grossi del partito girano tra gli stand liberamente, scattano selfie e si fermano a scambiare battute con volontari e iscritti. Oltre a Boschi, per il gran finale di Renzi c’è lo stato maggiore del Partito democratico: dai ministri del governo di Paolo Gentiloni ai parlamentari di Camera e Senato, sino agli amministratori regionali e locali.
APERITIVI ED EUROPA
Attorno alle 13,30, Boschi, in vestito blu e stivali in stile cow boy, è a fare l’aperitivo con Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera e autore della proposta di legge elettorale in discussione in parlamento. Foto di rito, saluti, baci. Nello stand accanto, i Giovani democratici parlano del futuro del partito. Finito l’aperitivo, Boschi s’avvia verso il ristorante principale, dove viene accolta con un applauso dalle persone che siedono ai tavoli. Nel padiglione accanto alla libreria, in cui tra classici e saggi di storia è ben visibile una pila di Avanti, il libro di Renzi, Rosato parla d’Europa col sottosegretario Sandro Gozi, con le eurodeputate Pina Picierno, Patrizia Toia e Simona Bonafè e col capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. Inizia a piovere. “Ma che non si dica che la sala è piena solo perché diluvia”, scherzano i protagonisti del dibattito. Poco dopo, in zona ristorante arriva anche il presidente del Pd, Matteo Orfini. Il più atteso, però, è Renzi.
AL RISTORANTE CON MARTINA E POLETTI
C’è curiosità sia per i contenuti dell’intervento del segretario, sia per il colpo d’occhio. Nel frattempo, continua a piovere. Proprio il maltempo è stato una delle cause del calo d’affluenza registrato in estate alle feste del Pd, soprattutto in una roccaforte della sinistra come l’Emilia Romagna. Sulle locandine dei quotidiani esposte dalle edicole di Imola, il comizio di Renzi occupa lo spazio principale. Il Resto del Carlino, nelle cronache locali, scrive che “lo spettro da allontanare è quello di una festa sottotono (dal Pd assicurano comunque che chiuderà in attivo). Una kermesse voluta a Imola dallo stesso segretario nazionale, ma che pioggia e freddo hanno flagellato, ridimensionandola. E che, nonostante i tanti dibattiti affollati, rischia, in questo caso per un mezzo cortocircuito mediatico amplificato dalla Rete, di essere ricordata per le sedie vuote”. Quando arriva Renzi, attorno alle 15, smette di piovere. Subito gli si fanno incontro militanti e simpatizzanti che dicono di aver fatto 500 chilometri di strada solo per potergli stringere la mano. Tutti lo chiamano semplicemente Matteo e lui, un passo alla volta, una foto alla volta, raggiunge il ristorante in cui, oltre a Boschi e Orfini, si scorgono le sagome del ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, e di quello del Lavoro, Giuliano Poletti.
“MATTEO NON MOLLARE”
Le telecamere si fermano sulla soglia dell’area ristoro. Renzi pranza con tortellini alla panna e salsiccia. Un’ora dopo, esce. La folla lo circonda di nuovo. Il segretario non rilascia dichiarazioni ai giornalisti, ma si lascia andare a un siparietto con Poletti: “Mi dice sempre che, quando è stato eletto segretario della sezione del Pci di Imola, negli anni ‘80, ha preso più di me col Pd: 56%. Peccato che io abbia preso il 58%…”. Renzi posa con alcuni giovani democratici giunti da Torino, “siete granata o juventini?”, e si ferma a parlare con un anziano che gli ricorda i trascorsi alle feste dell’Unità. L’espressione più ricorrente che gli viene rivolta dai militanti è “non mollare”. Forse, dopo le batoste alle recenti amministrative e in seguito alle sconfitte di Roma e Torino del 2016, un po’ di preoccupazione, tra gli elettori del Pd, c’è. Renzi tranquillizza tutti. Appare determinato e, poco dopo, lo dimostrerà sul palco. Prima di parlare, però, l’ex presidente del Consiglio fa un autografo sulla maglietta rossa di una ragazza: “Questa non la lavo più”. Martina, che percorre il tratto che porta al retro del palco insieme con Poletti, si presta a scattare foto con gli smartphone di chi, chiuso da cameraman, cronisti e simpatizzanti più lesti, non riesce ad avvicinare Renzi.
FLOP ROTTAMATO
Dalle parti del padiglione, in cui parecchie persone hanno già preso posto per non perdersi il comizio, Renzi scambia qualche battuta col ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Poi, uno a uno, i ministri lo raggiungono dietro le quinte. Alle 17 in punto, il sindaco di Imola, Daniele Manca, lo introduce. E Renzi sale in camicia bianca mentre sventolano le bandiere del Pd. Il padiglione è gremito. All’esterno, nonostante il fango, le sedie davanti al maxischermo sono tutte occupate. Si parla di oltre 3 mila persone. “Mi avevano detto che c’era poca gente, ma non mi sembra proprio”, dice Renzi. Dietro di lui, oltre ai ministri e ai parlamentari che avevano fatto la loro comparsa nelle ore precedenti, ci sono, tra gli altri, Marco Minniti, Dario Franceschini ed Emanuele Fiano. Renzi rottama qualunque ipotesi di flop: la folla lo ascolta e lo segue entusiasta per circa un’ora. E non è un caso che l’applauso più grande, più forte e più vigoroso sia arrivato quando Renzi ha accusato Pier Luigi Bersani di aver abbandonato il Pd per “un risentimento personale”. E’ il nuovo corso dei dem. E’ la nuova festa dell’Unità.