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Perché Roberto Fico non ha sfidato Luigi Di Maio? Due ipotesi

Luigi Di Maio e Roberto Fico

Quali sono state le ragioni del “gran rifiuto” da parte di Roberto Fico, neo-Celestino V che Dante colloca nell’Antinferno, colpevole di ignavia? Due le diverse scuole di pensiero. La più semplice è anche quella più politicista. Meglio non scoprirsi, ma continuare ad operare nell’ombra. Rimanere alla testa degli “ortodossi”, in attesa di tempi migliori. Nel frattempo continuare con i distinguo: a favore degli immigrati, contro l’intervento della polizia negli sgomberi dei palazzi illegalmente occupati. E via dicendo

Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore ovvero la pazienza al servizio della politica. Con un pizzico di furbizia. Con Luigi Di Maio non c’era partita. La sua candidatura a premier era stata orchestrata da troppo tempo dalla premiata ditta Casaleggio. Gestita con certosina meticolosità. Una indiscrezione alla stampa, subito smentita. Una investitura laterale, come nel caso della campagna per le elezioni siciliane. Qualche viaggio all’estero, per far conoscere le “vere” posizioni del Movimento. Sempre e solo Luigi Di Maio. Una “resistibile ascesa”.

Roberto Fico era rimasto alla finestra. Dalla sua la consapevolezza, che queste manovre avrebbero portato al nulla. Di Maio non sarà, almeno per questa volta, il futuro Presidente del consiglio. Non lo consentirà la legge elettorale, salvo miracoli di fine legislatura. Né l’equilibrio politico tripolare del Paese. Dove l’unica relativa certezza riguarderà proprio le caratteristiche del futuro premier. Un uomo di esperienza capace di aggregare, intorno alla sua figura, una coalizione in grado di trovare i numeri in Parlamento. Quindi wait and see.

Dove ha fallito questa strategia? Nella svolta improvvisa, voluta dal duo GrilloCasaleggio. Di Maio non più solo candidato premier, ma, di fatto, capo del Movimento. Con preannuncio del relativo ritiro dello stesso Grillo. Un fulmine a ciel sereno. Una decisione che, da un giorno all’altro, ha trasformato una battaglia puramente nominalistica e di facciata, in un braccio di ferro reale. Che investe la natura stessa del Movimento. E le sue prospettive future. Ma nemmeno questo cambio di orizzonte è servito per scuotere il presidente della Commissione di vigilanza Rai.

Gli inviti dei suoi sostenitori sono stati ignorati. Il relativo pressing è andato a vuoto. Si dice che lo stesso Grillo sia piombato nella Capitale per avere un chiarimento con il possibile competitor-ombra. Ma Roberto Fico, a differenza di altri possibili partecipanti, come Alessandro Di Battista, si è chiuso in un ermetico silenzio. Risultato? La corsa solitaria di Di Maio, circondato da qualche controfigura. La democrazia diretta, tanto vagheggiata, che si trasforma in un reality.

Ed ecco allora la seconda scuola di pensiero. Che garanzia aveva il possibile sfidante? Era partito troppo tardi per partecipare ad una partita, che non era più la stessa. Non più la scelta di un fantomatico premier, ma quella del capo politico del movimento. Cosa che, in genere, avviene con un congresso. Regola più volte disattesa nelle vicende politiche italiane più recenti. Sublimata tuttavia da quel sistema bipolare, che fungeva da succedaneo. Ed ora in fase di smobilizzo. Al tempo stesso chi poteva garantire della correttezza e trasparenza dei possibili risultati?

E’ il grido d’allarme del Financial Times. In genere, nella scelta dei gruppi dirigenti di un partito o di un movimento, si seguono regole d’impronta garantista. La competizione è regolata da un organo collegiale – la Commissione di garanzia – che opera come organo terzo nei confronti dei concorrenti. Ed è presidio di legalità. Nella votazione online, tutto questo diventa evanescente. Il gestore della rete, se i risultati non sono certificati da una società esterna scelta con criteri rigorosi, può fare il bello ed il cattivo tempo. Trasformare l’oro in piombo e viceversa. Ed allora meglio non esporsi. Difficile dire se queste fossero le motivazioni più profonde del “gran rifiuto” di Roberto Fico. Ma il dubbio ha un solido fondamento.

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