Dal periodo elettorale prima delle presidenziali americane dello scorso anno, un account Facebook fasullo intestato all’organizzazione United Muslims of America (UMA) è stato usato per diffondere messaggi e contenuti divisivi all’interno della società americana. Secondo le informazioni ottenute dal Daily Beast da fonti appartenenti al gruppo, a muovere l’account sarebbero stati “Kremlin-Trolls“, ossia persone che spingono la diffusione caotica online di messaggi studiati come arma di propaganda, disinformazione, distrazione, dal governo russo (si parla da tempo del fatto che una Troll Factory si trovi a San Pietroburgo e funga da centro direzionale per questo genere di operazioni di guerra informativa e utilizzo di misure attive).
L’UMA è una non-profit californiana che promuove il dialogo inter-religioso e la partecipazione politica dei musulmani: esiste da trent’anni, ma attualmente è in una fase di ristrutturazione interna che la sta rendendo praticamente non operativa. Anche questa circostanza ha permesso di mascherare l’operazione per più tempo. Della vicenda se na parla adesso, perché i contenuti diffusi attraverso la falsa pagina dell’associazione potrebbero rientrare in quelli che Facebook avrebbe venduto sotto forma di annunci pubblicitari e che finiranno sotto lo scrutinio delle autorità americane, perché considerati parte dell’interferenza russa durante le presidenziali.
I memes che venivano fatti circolare attraverso la pagina dell’UMA ricalcavano narrazioni fantastiche piuttosto note e amate dal mondo delle cospirazioni: Hillary Clinton che ammette che l’ISIS è stato creato dagli Stati Uniti e aveva John McCain come fondatore materiale, Osama Bin Laden che in realtà era una ex agente della Cia, e via discorrendo. Declinazione finale del messaggio: tutte queste cose sono soltanto una scusa utilizzata dall’America per colpire i musulmani e distruggere il mondo islamico. L’account è stato chiuso ad agosto 2017, ed è stato attivo dal 2016.
Il pagamento della inserzioni pubblicitarie via Facebook è servito a segmentare i target degli annunci, permettendo di far circolare certe cretinate tra profili di persone che potevano essere inclini a crederci, tanto più se a sponsorizzarle era una pagina riconducile all’UMA (totale dei “Like” raccolti dall’account nel periodo di attività: 268mila). Ed è noto che questa campagna concentrata sui social network (si scrive “sui”, al plurale, perché per il momento si parla più di Facebook, ma pare sia stato coinvolto almeno anche Twitter) è stata focalizzata sul diffondere messaggi che potessero creare confusione e infiammare le divisioni interne nella società americana; altri esempi quelli sulle tensioni razziali, sull’islamofobia, o sull’omofobia.