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Siria, che cosa sta succedendo fra Stati Uniti e Russia nella provincia Deir ez-Zour

L’alta tensione che pervade le relazioni russo-americane si sta surriscaldando in un punto geografico in cui le forze armate delle due potenze sono in contatto: la provincia siriana di Deir ez-Zour. Qui nelle ultime ore si sono moltiplicate le azioni da parte russa e americana e dei rispettivi alleati sul campo al fine di guadagnare prezioso terreno, sottraendolo alle ormai esangui forze del Califfato, che da quest’area proiettava una parte significativa della propria potenza. Deir ez-Zour è infatti un’area benedetta da notevoli risorse petrolifere ed è la porta di accesso al vicino Iraq, nel quale le unghie di Abu Bakr al-Baghdadi affondavano per bene sino alla débacle dello scorso luglio di Mosul, capitale del Califfato, e a quella di due settimane fa a Tal Afar, ultima ridotta delle bandiere nere in territorio iracheno caduta nel giro di sei giorni senza che i jihadisti effettuassero una seria resistenza.

È ormai chiaro che le forze del Califfo, da un punto di vista sia militare che demografico ed economico, si concentrano nella provincia di Deir ez-Zour. Da qui l’accelerazione delle operazioni belliche delle due coalizioni a guida russa e americana. Approfittando degli accordi tra Washington e Mosca per l’instaurazione di zone di tregua in territorio siriano, l’esercito di Bashar al-Assad nel corso dell’estate ha proceduto ad una vera e propria cavalcata in direzione est, verso Deir ez-Zour, insieme alle milizie libanesi di Hezbollah e alle varie milizie sciite inquadrate dalla forza al Qods dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran. Sulla base dell’intesa tra Russia e Stati Uniti, queste formazioni dovrebbero rimanere a est del fiume Eufrate, onde non ostacolare le manovre della coalizione a guida americana che, nello stesso torno di tempo, si sono concentrate più a nord, dove è in corso la battaglia per liberare la capitale siriana del califfato, Raqqa. Più di una volta tuttavia le due forze si sono trovate a stretto contatto, ed è già capitato che l’aviazione americana abbattesse un aereo siriano o un drone iraniano o effettuasse bombardamenti di dissuasione.

Con l’avanzata di questi ultimi giorni delle forze siriane e sciite in direzione della città di Deir ez-Zour, capitale dell’omonima provincia, queste ultime si trovano oramai lungo la linea di confine tracciata dagli accordi Washington-Mosca. Assediata ininterrottamente dal 2015 dai jihadisti, la città ospita una guarnigione dell’esercito siriano e almeno 90 mila persone che non sono riuscite a fuggire, per le cui esigenze primarie ha provveduto un ponte aereo. L’impetuoso attacco siriano ha permesso di liberare una porzione significativa della città, e di posizionare le truppe lungo la riva occidentale del fiume in previsione della sua intera liberazione.

Conscia di questi sviluppi, la coalizione a guida americana si è affrettata a compiere la sua contromossa. Sabato è stata annunciata una nuova operazione, Jazira Storm, che ha l’obiettivo di liberare dalla presenza jihadista il territorio a ovest dell’Eufrate che comprende la valle di Jazira, a sua volta rientrante nella provincia di Deir ez-Zour. Come la battaglia di Raqqa, Jazira Storm sarà condotta dalle SDF – la forza armata mista curdo-araba che da oltre due anni rappresenta la spina nel fianco del califfato in Siria ed è ora diventata la punta di lancia delle operazioni mirate alla sua eliminazione – e coordinata dalla coalizione Usa che provvederà alla copertura aerea nonché ad operazioni sul terreno affidate alle forze speciali inviate da Washington.

In attesa di capire come reagiranno i jihadisti, ovvero se lasceranno campo libero come fatto a Tal Afar o se effettueranno un’ultima disperata resistenza, è ormai chiaro che Deir ez-Zour è diventato il principale fronte di un confronto militare internazionale che vede opposte, sebbene non formalmente belligeranti, le forze a guida rispettivamente russa e americana. Un confronto da cui dipenderanno gli equilibri futuri della Siria e, in definitiva, dell’intero Medio Oriente.

Vista la posta in gioco, e le scaramucce che in parallelo piagano le relazioni diplomatiche tra Mosca e Washington, ci si poteva aspettare che la Russia sferrasse qualche colpo basso. Lo ha fatto con un classico colpo della sua ormai caratteristica guerra ibrida, ossia con una fake news da manuale. Russia Today, canale di propaganda del Cremlino che opera sia sull’etere che sul web in diverse lingue, ha diffuso la voce – puntualmente ripresa da numerosi altri media elettronici dallo scarso senso critico – secondo cui elicotteri Usa avrebbero evacuato da Deir ez-Zour ventidue tra comandanti e militanti Isis. Scopo dell’operazione, secondo RT, impedire all’esercito siriano e ai suoi alleati di catturare uomini che avrebbero potuto confessare i legami, militari ed economici, tra Washington e lo Stato islamico. Significativamente, la fonte americana citata a supporto della bufala riferisce che la regia occulta di queste liasons dangereuse sarebbe dei famosi neoconservatori Usa, e che Trump potrebbe non esserne al corrente o, al limite, ne avrebbe ereditato i piani.


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