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Vi spiego cosa farà Giuliano Pisapia

“Giuliano Pisapia è in campo. Nonostante le difficoltà e il suo aplomb da anti leader, non si sottrae. Se non riuscirà a essere il federatore del centrosinistra, si presenterà alle elezioni con una sua lista”. Francesco Ferrara, detto Ciccio, viene dal sindacato, con molti anni di militanza nella Fiom, poi è passato con Rifondazione comunista, poi in Sel. Ora fa parte di Mdp, ma è anche uno dei principali collaboratori dell’ex sindaco di Milano.

Onorevole Ferrara, il progetto di Pisapia sembra in grande difficoltà…

Pisapia scende in campo perché vuole evitare che l’Italia cada in mano alle destre e ai populisti. L’unico modo è rimettere insieme le sinistre, in discontinuità però con le politiche sociali fatte finora dal Pd tipo Jobs Act e Buona scuola. Si è rotto il rapporto tra forze politiche e popolo della sinistra. La destra ha fatto un investimento sui temi dell’insicurezza e della paura. Il Pd a volte sembra seguire questo percorso, come l’azione del ministro Minniti sull’immigrazione.

L’alleanza tra le altre forze di sinistra e il Pd al momento sembra sembra pura utopia.

Dopo la scissione si sono creati due ostacoli. Da un lato c’è la pretesa di autosufficienza di Renzi, che vuole andare avanti da solo. In secondo luogo, il Pd non dà segni di discontinuità sulle politiche e nemmeno sulle alleanze, come dimostra l’intesa in Sicilia con Alfano. Così facendo, invitare Pisapia a entrare in un listone del Pd è pura provocazione.

Sì, ma a litigare bisogna essere in due.

Ci stavo arrivando: dall’altra parte, Sinistra italiana, il movimento civico di Falcone e Montanari e la maggioranza di Mdp non vedono come nemico la destra di Berlusconi e Salvini, ma il Pd di Renzi. Impedendo sul nascere qualsiasi possibilità di dialogo. Con la conseguenza di una frizione tra Mdp e Pisapia, che invece col segretario dem vuole parlare.

Insomma, il progetto di Pisapia di fare da collante di un centrosinistra da Renzi a Si è fallito. Ma anche l’alleanza a sinistra, senza Renzi, non sarà facile…

Noi non dobbiamo per forza stare insieme, non vogliamo fare un cartello delle sinistre solo elettorale, abbiamo già dato con la Sinistra Arcobaleno. L’unione di tante debolezze solo per entrare in Parlamento non serve, occorre mettere in campo un progetto politico. Se non sarà possibile, Campo Progressista andrà da solo alle elezioni.

Perché lei ha rotto con i suoi compagni di Sel?

Dopo la straordinaria avventura di Nichi Vendola, che ha dimostrato di essere un sognatore pragmatico e ha coniugato la visione politica con la buona amministrazione, dopo il 2013 Sel ha subìto un’involuzione, una sorta di rinculo minoritario. Io penso ci sia bisogno di altro.

Quelli di Mdp odiano Renzi: sono usciti dal Pd per non stare con Renzi e ora non lo vogliono nemmeno come alleato.

Io ho superato la nozione amico-nemico da molti anni, questa è una delle cose che vanno rottamate. Bersani e Renzi sono come una coppia di divorziati che continuano a lanciarsi i piatti. In realtà, poi, in molte amministrazioni continuano a governare insieme. Le divisioni si superano solo se tu hai un’ambizione: se vuoi governare il Paese, devi stare insieme.

Voi intanto una scelta l’avete fatta: in Sicilia state col Pd e con Micari.

Sbagliato. In Sicilia Campo Progressista non appoggia nessuno, stiamo fuori. Noi volevamo replicare su scala regionale l’esperienza civica di Orlando a Palermo, ma la cosa è stata minata da Renzi che si è voluto tenere Alfano. Non si può dire che vogliamo centrosinistra in discontinuità col passato e poi mettere insieme il diavolo e l’acquasanta. Con Alfano le differenza sono troppe.


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