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Ecco come WikiLeaks ha smascherato un’azienda che passa dati al governo russo

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

Secondo un set di documenti riservati pubblicati da WikiLeaks con il nome di “Spy File Russia”, in collaborazione con l’italiana Repubblica e la francese Mediapart, il governo russo starebbe utilizzando gli strumenti sviluppati da alcune aziende “per consentire agli apparati del Cremlino di sorvegliare le comunicazioni telefoniche e via internet dei loro cittadini, accedendo ai dati delle chiamate dei cellulari e della navigazione in rete”. In particolare viene ricostruito il caso opaco della Peter-Service, azienda di 1200 dipendenti che segue questioni amministrative conto terzi da San Pietroburgo (feudo di provenienza del presidente Vladimir Putin).

Oltre alla questione in sé, fa notizia che WikiLeaks colpisca la Russia: non è una cosa comune infatti che l’organizzazione fondata e guidata da Julian Assange riveli informazioni compromettenti su Mosca, tanto che – anche a seguito delle pubblicazioni di dati provenienti dall’hacking russo ai danni dei democratici durante le presidenziali americane – s’è diffusa l’idea che il governo di Putin e WikiLeaks abbiamo quanto meno una comunione di intenti: l’anti-occidentalismo.

Repubblica sottolinea che, per ragioni di tempo, non ha potuto verificare completamente la bontà dei dati diffusi da Assange, e si riserverà di farlo ora che tutto è pubblico (Mediapart, testata di investigazione giornalistica, ancora non ha scritto sulla vicenda). Ciò che emerge al momento è che per il proprio interesse tecnico-aziendale (fatturare le utenze) la Peter-Service ha sviluppato software che tracciano dati sulle comunicazioni, come il sistema “Drs”, Data Retention System, per la conservazione dei dati del traffico telefonico. Il punto è che l’azienda avrebbe aperto le porte dei propri archivi al governo, per un periodo che va almeno dal 2007 al 2015. Come spiega Stefania Maurizi, che per Rep si è occupata dell’inchiesta, “informazioni come i dati del traffico telefonico che, in passato potevano tutt’al più interessare i contabili, sono diventate il petrolio dell’era digitale e hanno portato ad accumulare immensi giacimenti che fanno gola a qualsiasi apparato statale: dalle forze dell’ordine ai servizi di intelligence”.

Il Drs, scrive Repubblica, è un sistema che consente alle agenzie di stato russe di interrogare il database di tutti i dati immagazzinati “alla ricerca di informazioni come le chiamate fatte da un certo cliente di una compagnia telefonica, i sistemi di pagamento usati, la cella a cui si è agganciato l’utente”. Enormi “giacimenti di dati”, aggiunge il quotidiano italiano, che permettono di avere le comunicazioni sotto controllo, ancora di più se si considera che il software lavora insieme a un’altra componente creata sempre dalla ditta di San Pietroburgo, il Tdm (Traffic Data Mart), con cui è possibile interrogare “il database in cui sono immagazzinati i dati del traffico internet degli utenti in modo da capire che siti visita, se frequenta forum, social media, se in particolare accede a pagine con contenuti terroristici o violenti, quanto tempo passa su un certo sito e da quale dispositivo elettronico vi accede”.

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