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3 domande filosofiche sulle molestie sessuali

Lingotto, 5 stelle, molestie

Siamo tutti contro le molestie e i ricatti a sfondo sessuale, ca va sans dire. Contro i molestatori, soprattutto, che vanno denunciati e messi in condizione di non nuocere. Ma alcune domande, in questi giorni di denuncia e autodenunce a getto continuo, sorgono spontanee, come diceva quel tale.

La prima: ci sarà pure una gradazione fra la molestia che rasenta e a volte è stupro e le normali tecniche della seduzione, abbastanza libere e spregiudicate in tempi post bigotti come i nostri ma sempre indicatrici, questo sì, di quei rapporti di forza che si introducono in tutti i rapporti umani perché sono proprio quei rapporti e sono la vita stessa. Essi, a ben vedere, non sono mai unidirezionali, ma sempre polimorfi e proteiformi: il “servo” è già per vari aspetti “padrone”, o può diventarlo. Non potrà mai diventare un uguale perché l’eguaglianza è quella della livella di Totò: morte e non vita.

Ecco, a ben vedere, in tutta la faccenda è proprio questa elementarità binaria di pensiero che fa da orizzonte mentale dei più, quello che fa più paura. Quasi come fosse in atto un regresso di quel pensare dialettico che la finezza mentale degli umani aveva escogitato, per tener dietro alle sfumature della vita, e che oggi che il mondo è ancora più complesso che mai così tanto ci servirebbe. Io lo chiamo “illuminismo di massa”, l’esigenza di appiattire o far scomparire ogni diversità, e quindi anche ogni rapporto di potere (che, ripeto, non è mai unidirezionale), fra gli esseri umani. Un’idea astratta di uguaglianza che è antivitale e che, coerentemente sviluppata, non può che portare all’incongruenza, alla pazzia, o… all’ipocrisia.

E veniamo così al secondo punto della questione: i media occidentali, e anche i grandi giornali italiani, quelli che dovrebbero rappresentare la coscienza critica dell’opinione pubblica, e comunque una palestra di pluralismo, hanno completamente abdicato al proprio compito, scegliendo la posizione più comoda, il conformismo del “pensiero unico”. La domanda da porsi è: perché?

Ma c’è una terza domanda, molto filosofica e apparentemente astratta: la teoria del superamento dei generi, la teoria del gender, che ha conquistato influenti élite occidentali, e che, in via certo mediata, fa da sfondo a tutte le astratte premesse da cui muove questa nuova “battaglia dei sessi”, che più che le discriminazioni vuole combattere addirittura l’idea che ci sia una differenza dei sessi, non è un ulteriore aspetto di questo “illuminismo di massa” e trionfante (laddove, sia beninteso, non genera esagerate reazioni, uguale e contrario?)?

Un’altra faccia di questa tendenza dei nostri tempi, che in queste righe sto cercando di cogliere, è il democraticismo di massa, l’idea di abolire la diversità anche dal punto politico e delle competenze: l’ideologia dell’“uno vale uno” che ben conosciamo. Sono le basi stessa della nostra civiltà, chiamiamola pure occidentale e liberale, che queste tendenze sembrano in fin dei conti mettere in discussione. Un processo tanto più minaccioso, per chi lo considera tale, perché nasce dall’interno e non dall’esterno del nostro stesso mondo, “civilizzato” e “acculturato”.


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