Nella sala stampa di Palazzo Lombardia c’è un posto riservato per Radio Catalunya. E’ la conferma che dalle parti di Barcellona, nonostante le diverse finalità, seguano con interesse anche il referendum sull’autonomia indetto dal governatore leghista, Roberto Maroni. Nel giorno del voto, Milano è normale. Ragazzini in skateboard, taxisti senza fretta di arrivare a destinazione, militari col fucile ben in vista appena fuori dalla stazione centrale. Nella zona del Pirellone, sede del Consiglio regionale, si trovano adesivi che invitano a votare No “per il bene della Lombardia” e altri che reclamano “più Lombardia e più futuro” col Sì. “Lombardia, scommessa di Maroni. L’autonomia si gioca sull’affluenza”, titola l’edizione locale del Giorno. “I continui accostamenti alla Catalogna sono obiettivamente inopportuni”, scrive il direttore Sandro Neri nell’editoriale. “A prescindere da come la si pensi sul referendum di oggi, i paragoni sono sbagliati. Quella regione della Spagna vuole diventare repubblica indipendente, la Lombardia e il Veneto si muovono in una cornice di piena correttezza istituzionale. E chiedono semplicemente maggiori margini di manovra nella gestione delle loro risorse, nel pieno rispetto dello Stato unitario”.
L’APERTURA A VERBANO CUSIO OSSOLA
Maroni e Matteo Salvini fanno il loro dovere di cittadini leghisti in mattinata. Il governatore vota a Lozza, nel Varesotto. “Mi aspetto che vinca il Sì e che i cittadini lombardi e veneti capiscano che è un’occasione storica e straordinaria, e accettino la sfida che abbiamo lanciato, consentendo a me e a Luca Zaia di trattare maggiori competenze e risorse”, dice Maroni prima di bacchettare il sindaco Pd di Milano, Giuseppe Sala, impegnato in un vertice istituzionale a Parigi. “Mi ha fatto piacere che si sia schierato per il Sì, ma poteva fare un piccolo sforzo, anche simbolico, per venire a votare. I gesti simbolici sono importanti”. Alla Prealpina, invece, Maroni rivela di essere pronto a sostenere la causa della provincia di Verbano Cusio Ossola per staccarsi dal Piemonte e diventare “la tredicesima provincia della Lombardia”. Sulla novità del voto elettronico, il governatore sottolinea che “le operazioni stanno procedendo bene, anche dal punto di vista della sicurezza. E’ la prima volta del voto elettronico e, quindi, si tratta comunque di un’operazione complessa”. Ne sa qualcosa Salvini. Il segretario della Lega non ha avuto problemi, ma nel suo seggio, alla scuola media De Marchi di Milano, s’è guastato un tablet per il voto, poi sostituito. «A prescindere da tutto, se milioni di persone ci daranno il mandato, noi, da domani, tratteremo con il governo centrale”, spiega il leader del Carroccio. “Non faccio i numeri al Lotto. So che è un’occasione unica: so che il 50% in Veneto verrà superato, in Lombardia vedremo quanta voglia di autonomia e di buona politica c’è. Io sarei andato a votare chiunque l’avesse proposto”.
AFFLUENZA PIÙ ALTA NEL COMUNE PD
Oltre a Radio Catalunya, a Palazzo Lombardia, il quartier generale della Regione in cui Maroni, ai piani alti, attende la chiusura dei seggi, sono accreditate altre testate estere: dall’agenzia russa Rossiya Segodnya alla Bbc Arabic, il canale in lingua araba dell’emittente britannica, sino alla Rtv Slovenija e all’Associated Press. I cittadini lombardi chiamati al voto sono 7,9 milioni. Alle 12, l’affluenza s’attesta attorno all’11%, ma il dato ufficiale viene comunicato tempo dopo per alcuni problemi tecnici che innescano la polemica del Pd. Nella sala stampa della Regione ci sono tre maxischermi. Su quello centrale, alle 13, scorrono i dati sull’affluenza delle varie città lombarde. Con qualche sorpresa. La provincia che sta portando più elettori alle urne, col 14,54%, è quella di Bergamo, città in cui il sindaco dem, Giorgio Gori, s’è fatto promotore della campagna per il Sì nel Partito democratico. L’affluenza più bassa, 8,64%, si registra nella Città metropolitana di Milano. A Varese, città di Maroni, il dato sulla partecipazione dice 11,02%. Un paio d’ore dopo, a qualche chilometro di distanza, il capitano del Milan, Leonardo Bonucci, viene espulso nella partita col Genoa allo stadio Meazza. Non è un dettaglio da poco: alcuni pezzi grossi del Pd lombardo, al voto sul referendum, hanno preferito il calcio. “Quella domenica ci sarà Milan-Genoa e io sarò a San Siro”, aveva annunciato qualche settimana fa il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale, Enrico Brambilla, tra i dem che, a differenza di Gori, hanno scelto la via dell’astensione. Alle 19, l’affluenza supera il 30%, ormai vicina alla soglia del 34% auspicata da Maroni. Attorno alla mezzanotte, coi seggi chiusi da un’ora, il dato sull’affluenza, secondo il governatore, va ben oltre le previsioni. “Mi ero posto prudenzialmente la soglia del 34%, ma è ampiamente superata: abbiamo circa un terzo dei dati complessivi e la proiezione è superiore al 40%”. Ma sarà oggi, in caso di vittoria del Sì, che la Lombardia e Maroni faranno i conti con l’autonomia.