“Tra Russia e Italia c’è sempre stata una special partnership. Un rapporto speciale“. Parola di Angelino Alfano (nella foto con Gianni De Gennaro) che questa mattina è intervenuto al Centro Studi Americani, a Roma, in occasione della seconda edizione del Forum Transatlantico sulla Russia.
Un intervento – quello del ministro degli Esteri – che si potrebbe definire all’insegna della realpolitik. Nel senso che Alfano ha indicato con sicurezza i pilastri della nostra politica estera – fondata in primo luogo sull’atlantismo – ma ha anche sottolineato l’importanza del legame con Mosca con cui l’Italia ha sempre intrattenuto e continua a intrattenere, al netto di alcune vicende, relazioni bilaterali e diplomatiche di grande collaborazione. Fin da quando – ha affermato – “le classi politiche democristiane nel corso della guerra fredda decisero con lungimiranza di scaldare le case degli italiani con il gas russo“.
La logica di fondo, in pratica, è la seguente: “Dove passano le merci, non passano gli eserciti“. E, quindi, l’idea di creare un rapporto sempre più stretto dal punto di vista economico per garantire che le relazioni continuino ad essere positive anche sotto gli altri profili.
Una strategia fortemente collegata al tema delle sanzioni che sono state inflitte alla Russia dopo l’annessione della Crimea da cui sta derivando un danno non irrilevante per la nostra economia. “La linea italiana – ha commentato Alfano – è che è possibile far convivere la lealtà ai principi con l’apertura al dialogo“. In questo senso – ha continuato – “l’unica strada possibile è rappresentata dall’implementazione degli accordi di Minsk“. Con l’obiettivo di arrivare nel tempo all’eliminazione delle sanzioni le quali “non sono un fine ma un mezzo per tornare a un quadro di legalità violato con le vicende ucraine“. La bussola rimane “il principio di realtà“, ha spiegato ancora Alfano, che ha ricordato l’importanza dell’impegno di Mosca in Siria: “L’azione russa ha generato in Siria un cessate il fuoco che a Ginevra (dove si svolgono i negoziati di pace, ndr), invece, non si è riusciti a ottenere“.
Tutto ciò, ovviamente, pur sempre nel solco delle linee guida che – ha detto Alfano – caratterizzano la nostra politica estera fin dal viaggio negli Usa di cui fu protagonista Alcide De Gasperi nel gennaio del 1947. E, dunque, in primo luogo il rapporto con gli Stati Uniti a cui – ha rilevato il ministro degli Esteri – “l’Italia deve gratitudine eterna“. E, ancora, “la fede nel processo di integrazione europea, il più grande esperimento mai riuscito nella storia del mondo” in virtù del quale – ha osservato – popoli che si sono combattuti per secoli e secoli “sono arrivati prima a fare la pace e poi a unirsi“. Infine “l’attenzione ai diritti umani” e “la vocazione mediterranea“, a proposito della quale Alfano non ha però lesinato critiche anche dure all’Unione europea.
L’accusa è di aver abdicato in quest’ultima fase – specie sull’emergenza migranti – alle sue funzioni di leadership nel Mediterraneo, con la conseguenza di aver lasciato ampi spazi di manovra alla Russia. Che, in sostanza, sta andando a riempire il vuoto lasciato dal Vecchio Continente. Per questo – ha spiegato Alfano – occorre rilanciare la politica estera europea. La quale – ha concluso – non può prescindere dalla creazione di una difesa comune.